Caso Shalabayeva: il capo della polizia Alessandro Pansa, in audizione alla commissione dei diritti umani al Senato, prova a fare chiarezza sul caso, oramai di risonanza internazionale e che rischia di far cadere il governo Letta, dell’espulsione dal territorio italiano di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukthar Ablyazov.
[ad]Secondo Pansa “l’invasività dei diplomatici kazaki che chiedevano la cattura di Ablyazov non è stata ben gestita dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza”, i quali non hanno brillato nemmeno per efficienza comunicativa, se è vero che , stando sempre alla ricostruzione del capo della polizia, “non risulta che i ministri Alfano e Bonino prima del 1 giugno sapessero dell’espulsione di Alma Shalabayeva”. “Al gabinetto del ministro dell’interno”, infatti, “sono state date solo informazioni sulla ricerca del latitante e non sulla successiva espulsione”.
Delucidazioni giungono poi in relazione ai dettagli e alle modalità del blitz: “Sapevamo che Mukhtar Ablyazov era stato nella villetta di Casal Polacco fino al 25 maggio, tre giorni prima del blitz della notte tra il 28 ed il 29 maggio”. E a chi chiede conto del perché impiegare un così imponente spiegamento di forze, Pansa risponde che “sono stati impiegati una trentina di agenti perché l’uomo era stato segnalato come un soggetto pericoloso protetto da persone armate”. A riprova di ciò il fatto che “l’Interpol per statuto non inserisce nei suoi bollettini di ricerca rifugiati e ricercati per motivi politici e nel caso di Mukhtar Ablyazov non diceva che aveva ottenuto uno status di rifugiato a Londra”.
Relativamente all’espulsione della figlia di Ablyazov e Shalabayeva, Pansa chiarisce: “Alua (il nome della bambina di 6 anni) non è stata espulsa, perché le norme vietano l’espulsione di minori. Abbiamo chiesto alla signora se voleva lasciare la figlia in Italia alla sorella, ma lei ha voluto che la bimba le fosse consegnata».
Il capo della polizia rimarca che non c’è mai stata alcun tipo di violenza: “Non vedo perché bisogna dare credito alle affermazioni di chi ha denunciato violenze da parte degli agenti intervenuti nel caso Ablyazov e non a quelle dei poliziotti stessi: io conosco la squadra mobile della Capitale, sono bravissimi”.
Agli avvocati della famiglia Ablyazov, che hanno contestato il divieto di accesso agli atti riguardanti l’espulsione, Pansa risponde: “E’ un comportamento grave. A loro è stato fornito il verbale di accesso agli atti. Alma Shalabayeva non ha mai esibito il suo permesso di soggiorno in area Schengen, non so perché non lo ha fatto, avrà avuto motivi suoi e non ha mai fatto richiesta asilo. Potevano segnalarlo gli avvocati, ma ciò non è avvenuto, potevano andare all’ufficio immigrazione che accoglie sempre i legali ma non hanno fatto nemmeno quello.”
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A stretto giro di posta arriva la replica di uno dei difensori della moglie del dissidente kazako, l’avvocato Riccardo Olivo: “In tale delicatissimo momento, l’unico obiettivo che si deve perseguire è quello di ricondurre Alma Shalabayeva e la piccola Alua nel nostro Paese dal quale sono state illegalmente espulse con un procedimento caratterizzato dalla palese e vergognosa violazione dei diritti umani. Riteniamo, pertanto, di non dover replicare alle censure del tutto infondate mosse nei nostri confronti dal Capo della Polizia che denotano, quantomeno, una conoscenza dei fatti assai approssimativa”.