Napolitano:” Non staccare la spina a Letta”. Sul caso Kazako:” Bene il Governo”
“Non mettere a repentaglio la continuità del governo Letta perché ne potrebbe risentire negativamente la fiducia nei confronti dell’Italia”. È inequivocabile il monito che il presidente della Repubblica lancia intervenendo alla tradizionale cerimonia del Ventaglio. La caduta dell’esecutivo ,oltre a destabilizzare il quadro politico, dopo lo stallo vissuto in seguito al verdetto non risolutivo delle urne aperte lo scorso febbraio e superato anche grazie al sacrificio di Napolitano tornato al comando della tolda del Quirinale, innescherebbe, infatti, “contraccolpi irrecuperabili”. Nel fare quadrato intorno al governo delle larghe intese il capo dello Stato non lascia, dunque, margini a possibili soluzioni alternative, pur riconoscendo le difficoltà tra le quali il presidente del Consiglio è quotidianamente chiamato a muoversi. Un cammino lastricato di ostacoli, messo a rischio da destra e da sinistra, dal tentativo, ai limiti dell’impossibile, di tenere insieme gli alleati-nemici di Pd e Pdl, ma che al momento non ha alternative e che rappresenta l’ultima speranza del Paese. Conversando con i cronisti parlamentari incontrati oggi nei saloni del Quirinale, Napolitano fissa la rotta per i prossimi mesi: “Dobbiamo mettere al primo posto nella nostra attenzione collettiva le criticità economica e sociali che il paese sta vivendo”, e per questo è indispensabile proseguire nella realizzazione degli impegni assunti dal governo, pena la “perdita di fiducia dei nostri partner nelle relazioni internazionali e dei mercati finanziari”.
[ad]È un Napolitano preoccupato dalle continue fibrillazioni cui é sottoposta l’azione di governo, stretto com’è dalle inquietudini del Pdl sul versante giudiziario legato alle vicende personali di Berlusconi e per lo scottante dossier Kazakistan che pende come un spada di Damocle sulla testa del vicepremier e ministro dell’Interno ( nonché segretario del partito ) Angelino Alfano, e le tensioni interne al Pd sempre più provato dalla prova dell’alleanza con i berluscones e in evidente stato di agitazione in vista della convulsa fase congressuale che lo attende. Nonostante tale consapevolezza il messaggio di Napolitano alle forze di maggioranza è chiarissimo:” Non ci si avventuri in ipotesi di staccare la spina, creando dei vuoti pericolosi per l’interesse generale del paese per il solo rifiuto di prendere atto di ciò che la realtà politica ha reso obbligato.” Definisce obbligata la strada delle larghe intese, dunque, l’inquilino del Quirinale, sembrando stroncare sul nascere ipotesi, circolate in alcuni ambienti interni al Pd, di ricomposizione dei confini della maggioranza con la fuoriuscita del Pdl e il sostegno del M5s o almeno della sua componente dissidente e sempre più a disagio rispetto alla linea dura di Grillo e Casaleggio.
Commentando la vicenda dell’espulsione dal nostro paese della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov, il presidente della Repubblica parla di fatto di “inaudita gravità” ma pare escludere che essa possa avere ripercussioni sulla tenuta dell’esecutivo e del titolare del Viminale. “Il governo ha opportunamente deciso di sanzionare il comportamento di quei dirigenti e funzionari che hanno sottratto le azioni intraprese al vaglio dell’autorità politica “. Una dichiarazione ,questa del capo dello Stato, che sembra scagionare definitivamente il ministro Alfano e addossare le responsabilità di quanto avvenuto sulle spalle dei funzionari del dipartimento di pubblica sicurezza. Un ultimo accorato messaggio Napolitano lo dedica agli “incresciosi episodi di intolleranza e pratiche di violenza a sfondo razzista”. Riferendosi alle frasi pronunciate dal senatore leghista Calderoli nei confronti del ministro dell’integrazione Kyenge, Napolitano ha fatto appello alla responsabilità di tutti, operatori dell’informazione inclusi, a erigere “un argine comune a difesa della dignità personale e delle nostre istituzioni”.
Le parole di Napolitano non sono piaciute al parlamentare Pd Giuseppe Civati che ha gridato al “commissariamento del Parlamento”. “Dobbiamo riconoscere di avere, oltre ad un presidente del Consiglio legittimamente votato dal Parlamento, un Presidente della Repubblica che interviene nelle scelte quotidiane e settimanali ormai di questo esecutivo” ha detto Civati a Radio Radicale.