Ci ispira e ci piace questo “affaire Carfagna”, che si sta consumando nel bel mezzo delle tribolazioni di governo e nell’incertezza dovuta al passaggio della mozione di sfiducia alla Camera presentata dalle opposizioni.
Ci piace non solo perché sembra consumarsi per motivazioni prettamente politiche (almeno così appare all’esterno), ma anche perché molto spesso (soprattutto per chi ogni giorno non si aggiorna sullo stato delle cose nelle correnti del Pdl) la titolare del dicastero per la pari opportunità è sempre sembrata una figura politica grigia, fedele esecutrice del dettato berlusconiano. Tanto che, e la cosa insospettire e fece ingelosire altri pretendenti, si parlò qualche mese fa di un nuovo ruolo per la Carfagna nella veste di portavoce unico dell’esecutivo.
La ragazza invece, come ci dimostra questa storia, sembra essersi politicamente emancipata. E non solo. Pare sfruttare questa situazione politica per compiere veri e propri atti di coraggio come testimoniano le annunciate dimissioni (per il 15 dicembre) dal partito, dal ministero e del Parlamento. Nemmeno Francesco Cossiga!
Le motivazioni tra l’altro di questa “cronaca di una rottura annunciata” spesso sfociano nell’accezione e nella particolarità politica per eccellenza: il locale.
E così, per quanto Mara Carfagna sia stata il consigliere regionale più votato d’Italia alle scorse elezioni regionali (anche se occorre fare un’analisi della situazione, come ha giustamente fatto notare Martusciello, alla luce della legge elettorale regionale campana, che si basa sulla doppia preferenza di genere), non riusciamo a immaginarla nei panni del “ras locale”, capace di duellare per questioni politiche regionali con personaggi come Cirielli. Per non parlare poi di Cosentino.
Lo stesso fatto che Mara Carfagna pronunci una frase come “O me o loro” riferito al gruppo “cosentiniano” del Pdl, eleva il personaggio ad un gradino superiore. Come persona che si considera, e magari è realmente, detentrice di un consenso popolare dal basso. Da qui la sua ventilata ipotesi (nell’ormai celeberrima intervista a “Il Mattino”) di candidarsi alla carica di sindaco di Napoli. Altro che cooptazioni selvagge, figlie del Porcellum!
La maturità politica apparente di questo gesto va poi sul concreto: una delle diatribe principali di questo losco affaire riguarda proprio una strategica questione legata alla realtà campana.
Si tratta ovviamente del caos rifiuti che sembra colpire in maniera inesorabile la realtà provinciale di Napoli. Ma il virus sempre possedere una notevole capacità espansiva e quindi si parla di rischio caos-rifiuti (con tutto ciò che ne conseguenza anche in materia d’ordine pubblico) nella “settentrionale Roma” e nella “meridionale e ordinata Salerno” (collocazioni geografiche figlie delle lezioni alla Georgetown University di Nichi Vendola) rispetto a Napoli.
Mara Carfagna intende bloccare Cirielli e nominare Caldoro commissario per le vicende legate al termovalorizzatore della provincia di Salerno. Rimedia solo un vago accostamento di competenze del duo Caldoro-Cirielli, mentre lo stesso (ex) autore di una delle più celebri leggi ad personam berlusconiane accusa la Carfagna di lavorare da tempo ad una candidatura “terzista” insieme a Futuro e Libertà.
Ignari (la Carfagna e Cirielli) di vari aspetti. In primis della percentuale ottenuta dal sindaco democratico Vincenzo De Luca nella città di Salerno (72%) alle ultime elezioni regionali che lo vedevano come candidato presidente per una – tra l’altro “corta” – coalizione di centrosinistra!
Berlusconi pare provare stizza per questo imprevisto dovuto ad una delle sue pupille: all’interno del Pdl e della maggioranza si respirava una ventata d’ottimismo in vista del prossimi passaggi parlamentari.
La legge di stabilità non dovrebbe subire nessun ostruzionismo e il 14 dicembre, oltre ad una sicura maggioranza al Senato, si parla anche di una maggioranza alla Camera pro-governo. Maggioranza però che, come ricordano da via Bellerio, deve essere abbastanza larga in quanto non si può continuare a vivacchiare sulla falsariga del secondo governo Prodi.
Tutto questo mentre la Carfagna ottiene il sostegno incondizionato del gruppo di “Liberamente” (Frattini e Prestigiacomo in testa), una mezza ammissione di colpa da parte del coordinatore La Russa (“è vero: abbiamo lasciato tutto in mano a Verdini”) e una forma di velata (ma nemmeno troppo) simpatia nei confronti di Miccichè che vorrebbe coinvolgerla nel suo nuovo movimento “Forza del Sud”.
La politica è fatta di bluff: nel 2007 Fini definì la svolta del predellino come un qualcosa che rimandava “alle comiche finali”. Pochi mesi dopo si aggregò al grande carro berlusconiano.
In questo caso Mara Carfagna ha posto delle condizioni politiche. E ha posto una precisa scadenza, una deadline entro la quale concludere tutte le trattative.
Se la cosa non si rivelerà un bluff, questo di Mara Carfagna si dimostrerà un notevole gesto di pura maturità politica.