“Diverse indagini hanno mostrato come uno dei fattori ritenuti più importanti al fine di ridurre l’attività di pirateria su internet sia riconducibile al miglioramento dell’offerta legale online” e che “le scelte adottate per la distribuzione dei contenuti cinematografici – in particolare il sistema delle finestre geografiche e temporali – hanno un impatto sul livello di consumo illegale online”.
Sono queste alcune delle considerazioni svolte da Angelo Maria Cardani, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, dinanzi alle Commissioni riunite Cultura e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati a proposito dell’annosa questione relativa al varo di una nuova disciplina sulla protezione del diritto d’autore online.
[ad]Sono considerazioni sulla base delle quali il Presidente dell’Agcom ha annunciato la volontà dell’Authority di procedere con grande cautela lungo la strada del varo del nuovo Regolamento.
“Siamo convinti – ha detto Cardani – che l’intervento dell’Autorità sia necessario…innanzitutto dal punto di vista istituzionale, per ottemperare alle previsioni legislative che individuano l’Autorità quale soggetto competente alla vigilanza ‘al fine di prevenire ed accertare le violazioni’ della legge sul diritto d’autore”.
Non sarà però l’intervento immediato che l’industria dei contenuti si aspettava.
“Con il passare del tempo, le attese rispetto all’intervento dell’Agcom si sono accresciute, e la nuova consiliatura ha ritenuto opportuno – ha chiarito Cardani – riavviare il percorso interrotto al fine di valutare approfonditamente tutte le questioni giuridiche, economiche e tecniche rilevanti nel momento attuale, e quindi decidere con cognizione di causa in merito all’opportunità ed alle eventuali modalità dell’intervento”.
“Naturalmente, qualora il Parlamento intervenisse ad adottare una riforma della legge n. 633/1941 che tutela il diritto d’autore per adeguarla alla nuova realtà tecnologica e di mercato, l’Autorità sarebbe lieta di cedere il passo e, ove previsto, conformare la propria azione alle norme dettate dal legislatore.”.
Lo aveva già detto il Presidente Cardani e lo ha ripetuto più volte nel corso dell’audizione dinanzi alla Commissioni Parlamentari.
E’ evidente, peraltro, che il senso delle parole di Cardani non è tanto quello di manifestare l’ovvia “disponibilità” dell’Authority a cedere il passo al Parlamento – anche perché più che di una “disponibilità” in quel caso si tratterebbe di una naturale conseguenza dell’applicazione della legge – quanto un velato auspicio che il Parlamento intervenga, togliendo, peraltro, dalle mani dell’Authority, una patata straordinariamente bollente.
Un auspicio, peraltro, assolutamente condivisibile giacché i diritti fondamentali che vengono in rilievo nella partita ovvero la tutela della proprietà intellettuale e quella della libertà di informazione imporrebbero davvero che le nuove regole siano dettate dal Parlamento.
Ma il presidente dell’Agcom non ha alcuna intenzione di mettersi alla finestra con la flebile speranza – specie in questa stagione politica – che il Parlamento decida di intervenire nella materia e chiarisce, sin d’ora, quale sarà la roadmap attraverso la quale arrivare, eventualmente, al varo del regolamento e quali ne saranno i contenuti.
Innanzitutto una nuova consultazione pubblica per dare a tutti la possibilità di rappresentare esigenze e manifestare perplessità, poi la messa a punto di un nuovo schema di Regolamento e, quindi, una nuova comunicazione alla Commissione dell’Unione Europea perché verifichi che la nuova disciplina non sia suscettibile di produrre effetti distorsivi della concorrenza nel mercato interno.
Solo dopo il via libera della Commissione Ue, l’Authority potrà varare il nuovo regolamento.
Difficile credere che il percorso possa essere efficacemente compiuto prima dell’inizio del nuovo anno.
Bene così perché – se davvero il Parlamento vuole restare a guardare mentre si discute di diritti ed interessi fondamentali dei cittadini – è, almeno, necessario che il Regolatore proceda con prudenza, preoccupandosi di aver ascoltato e ben compreso le esigenze e le posizioni di tutti gli stakeholders, cittadini ed utenti, inclusi, anzi, loro per primi.
Condivisibile e rassicurante anche la posizione dell’Authority sui contenuti della nuova disciplina.
Con un’autentica rivoluzione copernicana nell’approccio alla materia, infatti, Cardani ha anticipato che l’Agcom si preoccuperà, innanzitutto, di “favorire lo sviluppo di iniziative volte all’educazione dei cittadini-utenti alla cultura della legalità nella fruizione dei contenuti”.
“Accanto all’educazione degli utenti, poi, occorre la promozione di una offerta legale di contenuti digitali che sia effettivamente appetibile e concorrenziale – anche rispetto alle tempistiche di fruizione – rispetto all’offerta tradizionale. In questo senso, l’Autorità intende promuovere la massima diffusione dell’offerta legale delle opere digitali, incoraggiando lo sviluppo e la diffusione di offerte commerciali innovative e competitive e favorendo la conoscibilità dei servizi che consentono la fruizione di opere digitali tutelate dal diritto d’autore, nonché l’accesso ai medesimi.”
Infine – ma solo dopo essersi preoccupata di affrontare i temi dell’educazione al digitale ed all’immateriale e quello della promozione dell’offerta legale di contenuti online – l’Autorità, nella nuova disciplina, si occuperà anche di enforcement dei diritti d’autore nella convinzione – più volte ribadita dal Presidente Cardani – che il tema abbia un grande impatto sui diritti fondamentali tanto dei titolari dei diritti quanto dei cittadini con l’ovvia conseguenza che le cifre distintive delle nuove regole dovranno essere “contemperamento dei diritti fondamentali (libertà di espressione, tutela della riservatezza, etc.)” e “rispetto dei principi di legalità, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa e della garanzie procedimentali (i.e. contraddittorio).
Parole di grande buon senso e ragionevolezza quelle del Presidente dell’Agcom ma che, dopo tanti chiassosi strepiti ed estremismi, sembrano pronunciate da un marziano delle istituzioni, di passaggio in questo nostro strano Paese nel quale, nonostante ci sia scritto “Repubblica democratica” sulla porta, alla fine sembrano sempre prevalere quelli che urlano di più, i più ricchi ed i più potenti.