Grasso richiama Morra in Senato: “Non nominare Napolitano”. Travaglio lo punge sul Fatto Quotidiano
Nervosismo alle stelle ieri nell’aula del Senato, durante le votazioni per la mozione di sfiducia, poi respinta, al ministro degli Interni Angelino Alfano, presentata da Sel e Movimento 5 Stelle.
[ad]Il capogruppo grillino Nicola Morra, durante il suo intervento a favore della mozione, menziona più volte il nome del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, provocando l’immediata reazione del Presidente del Senato, Pietro Grasso:“Non sono ammessi riferimenti al Capo dello Stato, lasciamolo fuori da quest’Aula”. “Io penso che sia possibile fare delle riflessioni” – replica Morra – “Le facciamo a voce alta, per cui per noi tutto questo avviene in trasparenza. Se poi sbaglierò, dovranno essere i cittadini a valutare”. “Lei non può citarlo”, ribadisce con tono perentorio l’ex procuratore antimafia.
“Chiederemo al presidente – ha commentato oggi Morra – se esiste una norma… Evidentemente ci stiamo avviando verso una repubblica presidenziale, quello che è accaduto ieri lo rende evidente. Il Pd poteva partorire il topolino, invece neanche quello”.
Il botta e risposta Grasso-Morra è stato talmente singolare da meritarsi un editoriale sul “Fatto Quotidiano” di oggi, a firma Marco Travaglio, ovviamente pungente e oltremodo ironico verso il comportamento del primo inquilino di Palazzo Madama. Nel fondo dell’allievo prediletto di Montanelli ci si chiede se la Repubblica italiana si sia trasformata nella nuova “Monarchia del Napolitanistan”, nella quale non esistono leggi ma solamente comandamenti. E il primo comandamento non può che essere “non nominare il nome di Napolitano invano”.
Travaglio, come suo solito, gioca e suggerisce di usare, per tirare in ballo il Capo dello Stato e gli altri uomini politici, solo le consonanti, a mo’ di codice fiscale: ecco che allora Napolitano diventa “NPLTN”, Alfano “LFN, Letta “LTT” e così via… La prima firma del Fatto non lesina critiche nemmeno a coloro che, secondo lui, si sono subito allineati al nuovo diktat, vale da dire Eugenio Scalfari, fondatore di Repubblica, e Claudio Sardo, “affondatore dell’Unità”.
Oltre agli strali di Travaglio, però, il Presidente del Senato ha attirato su di sé critiche e ironie anche dalla stampa di destra. Se Libero, diretto da Maurizio Belpietro, si chiede se Grasso sia conscio di non essere più una toga e di essere a capo di un ramo del Parlamento, luogo simbolo della democrazia e della libertà di espressione, il Giornale di Sallusti rincara le dose e invita l’ex pm ad andare a rileggersi l’art 21 della Costituzione, quello sulla libertà di pensiero.