Scuola: il digitale (non) può attendere
Settembre 2014 è troppo presto per lo sbarco dei libri digitali nelle scuole italiane.
È questo il pensiero del Ministro dell’Istruzione Anna Maria Carrozza che, nei giorni scorsi, ha incontrato i rappresentanti dell’editoria scolastica e anticipato loro l’intenzione di bloccare l’efficacia del provvedimento con il quale il suo predecessore, Francesco Profumo aveva dettato tempi e modi per la progressiva introduzione degli e-book nelle scuole italiane.
Hanno vinto, dunque, gli editori che nelle scorse settimane avevano trascinato il Ministero davanti ai Giudici amministrativi contestando la legittimità del provvedimento che avrebbe previsto – a loro dire – una troppo rapida digitalizzazione dell’editoria scolastica.
[ad]Ed hanno vinto ancora prima che la partita cominciasse perché il Ministro dell’Istruzione ha detto di voler evitare ogni contenzioso.
«L’accelerazione sui libri digitali – hanno spiegato gli editori – non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche».
Ma naturalmente queste sono solo considerazioni di facciata se non balle.
Le uniche vere preoccupazioni degli editori riguardano il loro portafoglio.
Dover mandare al macero tonnellate di carta stampata pensando – in modo tanto miope da lasciare senza parole – che il futuro, in Italia, non sarebbe mai arrivato e doversi adattare a nuovi modelli di business.
Ma il punto non è questo perché la posizione degli editori è assolutamente legittima come legittima è la difesa dei loro bilanci.
Il punto è la decisione del Ministro Carrozza, sbagliata nel metodo prima ancora che nei contenuti.
È inaccettabile, tanto per cominciare, che ad ogni cambio di Governo si ceda all’irresistibile tentazione di disfare tutto quel che è stato fatto da chi c’era prima e che – come in questo caso – un provvedimento adottato un pugno di mesi fa da un Ministro, venga cancellato dal suo successore, all’esito di un procedimento di valutazione più breve di quello che aveva portato all’adozione del provvedimento stesso.
Specie quando certe decisioni riguardano il digitale e la politica dell’Innovazione.
Il Paese è in uno stato di conclamato deficit digitale, inchiodato da anni sul fondo di tutte le classifiche internazionali che misurano il livello di diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione eppure continuiamo a permetterci il lusso – perché di questo si tratta – di giocare con il futuro, facendo un passo avanti e due indietro ad ogni cambio di guardia a Palazzo Chigi.
Un approccio inammissibile da parte di chi è chiamato a gestire, solo temporaneamente, nel superiore interesse generale, la cosa pubblica.
Ma c’è di più.
A quanto consta, infatti, il neo-Ministro dell’Istruzione – che pure è persona straordinariamente competente e di grande spessore scientifico – avrebbe assunto la sua pre-decisione riunendo attorno ad un tavolo solo gli editori scolastici.
Salvo smentite, non c’erano i rappresentanti dei genitori che pure in fatto di formazione dei loro figli forse avrebbero avuto qualcosa da dire, non c’erano le associazioni dei consumatori che certamente avrebbero potuto rappresentare i risparmi stratosferici che l’ebook nelle scuole avrebbe consentito in un momento di crisi economica come questa, non c’erano né gli insegnanti, né gli studenti, come se il loro pensiero non contasse e dovesse necessariamente appiattirsi su quello di Ministro ed editori.
Come dire che si per riscrivere il futuro della scuola, non serve sentire cosa ne pensa chi nella scuola deve viverci, lavorarci e crescerci.
Le questioni di merito, d’altra parte, non appaiono meno rilevanti di quelle di metodo.
«Fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva – ha detto il Ministro agli editori – voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi».
Difficile chiamare eccessiva un’accelerazione sulla strada della digitalizzazione in Italia.
Siamo tanto in ritardo che qualsiasi accelerazione può solo produrre effetti positivi e qualsiasi effetto collaterale sarebbe ampiamente giustificato e giustificabile.
Ma sono le ragioni per le quali, secondo il Ministro, l’accelerazione sarebbe stata eccessiva a spiazzare completamente.
Stando a quanto riferito dagli editori, infatti, “Il ministro Carrozza avrebbe scelto di congelare i libri digitali anche perché ha compreso il ritardo infrastrutturale tecnologico della scuola italiana: banda larga, wifi, cose per ora residuali nelle nostre aule.
Ammesso che il ritardo sia davvero così grave, si tratterebbe comunque di un ritardo non legato a doppio filo all’introduzione degli ebook che si leggono anche se internet e, comunque, agevolmente superabile.
Sarebbe, probabilmente, stato auspicabile che il Ministro si preoccupasse di colmare il ritardo rilevato piuttosto che cavalcarlo come alibi per il repentino dietro-front sulla digitalizzazione del pianeta scuola.
Ma non basta.
Il punto è che la scuola è esattamente il canale dal quale occorre partire per alfabetizzare, finalmente, i cittadini all’uso delle nuove tecnologie.
Se si frena anche qui, se si torna indietro, se si rallenta il processo di digitalizzazione solo perché qualcuno rischia di rimetterci dei soldi, possiamo dire addio al futuro del Paese.
E’ dalla scuola che ci aspetta da tempo parte la rivoluzione digitale italiana e, ora, immaginare che parte attraverso i cari e vecchi libri di carta è davvero difficile.
Senza contare – ed uno degli ulteriori elementi per il quale la decisione del Ministro Carrozza è pericolosa e sbagliata – che nessuno potrà impedire agli studenti più fortuati di iniziare ad utilizzare tablet e libri digitali già domani mattina con la conseguenza che, in pochi mesi, avremo studenti di serie A, pronti a confrontarsi con le sfide del futuro e studenti di serie B, condannati a continuare a studiare come i loro padri e prima i loro nonni.
La scuola deve essere la sede per eccellenza, almeno, della democrazia culturale e formativa: pari possibilità di accesso al sapere per tutti.
Così, però, non sarà.
I più fortunati, ora, saranno online e pronti a confrontarsi con il futuro nello spazio di qualche mese mentre i meno fortunati dovranno attendere anni.
Al contrario di quello che pensa il Ministro Carrozza il digitale, nella scuole, non può attendere oltre e peccato se per portarcelo sarà necessario produrre effetti collaterali che si ripercuoteranno sulle tasche degli editori di carta.
Uno studente alfabetizzato in più vale ben qualche euro in meno nella tasca di un editore che, peraltro, se si ritrova in questa condizione lo deve, in buona misura, solo ed esclusivamente alla propria miopia ed alla pretesa di continuare a risparmiare sul futuro in danno dei suoi lettori.