Italia – Germania, per comprendersi è necessario “cambiare aria”
[ad]Cosa succederebbe se alcuni giornalisti italiani si “scambiassero” di redazione con dei colleghi tedeschi? Come verrebbero raccontate le diverse realtà in cui ciascuno di loro si troverebbe catapultato?
Lo sguardo di un reporter è allenato a “leggere” tra le righe, separando il suono dal rumore di fondo, contestualizzando, insomma, ciò che rende peculiare le differenti realtà geografico-territoriali.
Quindi, uno “scambio” di questo tipo può produrre positive ricadute sulla collettività e sul suo immaginario, scardinando, attraverso l’esperienza, luoghi comuni e stereotipi ormai radicati, e che di certo non aiutano il cittadino medio a guardare l’altro con sincera e aperta curiosità.
Cambio d’aria (Tapetenwechsel in tedesco) è il nome del progetto di gemellaggio tra giornali italiani e tedeschi realizzato dal Goethe-Institut, l’Istituto Culturale della Repubblica Federale di Germania attivo in tutto il mondo.
Tale organismo promuove la diffusione della lingua tedesca all’estero e la collaborazione culturale internazionale, allo scopo di far conoscere la Germania nelle sue molteplici sfaccettature, culturali e storiche.
Nello specifico, in Italia il Goethe-Institut si occupa non solo dell’apprendimento della lingua tedesca, ma promuove anche il dialogo italo-tedesco e incentiva gli scambi tra Europa e culture extra-europee, in particolare nel bacino del Mediterraneo.
In ordine di tempo, gli ultimi giornalisti coinvolti in questo progetto di gemellaggio redazionale sono stati Karl-Heinz Fesenmeier (vice-caporedattore della redazione politica e capo desk della Badische Zeitung), che ad aprile si è trasferito al Piccolo per tre settimane, e Piercarlo Fiumanò (caposervizio per l’economia e la finanza al Piccolo), che a maggio ha compiuto il percorso inverso, da Trieste al giornale di Friburgo. Ciascuno di loro ha tenuto una sorta di “diario di bordo” sotto forma di blog durante il periodo dello scambio.
“Per sbarcare a Friburgo in Brisgovia atterri all’incrocio di tre confini: Svizzera (Basilea), Francia (Mulhouse) e Germania (Friburgo).
Nulla di più simbolico in questa Europa che cerca faticosamente di ricostruire la sua identità in mezzo a una crisi economica che ha smantellato tutti i modelli conosciuti di progresso e di benessere in Occidente”.
Con queste parole Fiumanò apre il suo “diario di bordo”. Attraverso i racconti che scandiscono il periodo tedesco, il giornalista del Piccolo ci guida in un viaggio che si compone di tante fermate. Così, facciamo la conoscenza di un’importante figura dell’intellighenzia tedesca, l’economista Lars Feld, uno dei cinque saggi periodicamente consultati dalla cancelliera Angela Merkel.Il colloquio con lui porta Fiumanò a riflettere sul fatto che “in Germania non c’è un giudizio netto sul nostro Paese. Luci e ombre, come sempre”.
(Per continuare la lettura cliccate su “2”)
Quali sono, invece, le differenze più macroscopiche, e le eventuali analogie, tra il sistema mediatico italiano e quello tedesco?
[ad]“La crisi non ha risparmiato neppure i grandi gruppi editoriali tedeschi. Persino un giornale in attivo come il Financial Times Deutschland è stato costretto a chiudere. Come accade per la stampa italiana si sta ancora cercando di capire quale sia il modello vincente nel passaggio tecnologico ormai inevitabile dalla carta stampata al web e al digitale.
Per il momento i bilanci delle imprese editoriali soffrono e questa fase di difficoltà rende complicato investire nella qualità dei contenuti e in chi li produce (i giornalisti).
A differenza dell’Italia, dove il mercato è dominato da pochi grandi gruppi, penso che in Germania ci sia una maggiore vivacità e autonomia informativa nelle testate regionali (dei Land), spesso possedute da famiglie industriali o editori puri, che sfruttano il vantaggio di una rete distributiva molto efficiente e di poter vendere la maggior parte delle copie in abbonamento”. C’è quindi, secondo Fiumanò, un aspetto della politica tedesca da cui quella italiana, potrebbe imparare qualcosa? “La legge sul conflitto di interessi”, mi risponde.
Nel suo “diario di bordo” inoltre, il giornalista del Piccolo ci offre interessanti suggestioni sulla peculiare situazione ambientale di Friburgo, con il suo “quartiere sostenibile”. Quando gli chiedo che cosa ha portato con sé di questa esperienza, mi risponde: “ho incontrato colleghi molto bravi, motivati, seri. Ricorderò uno splendido ambiente di lavoro. Di Friburgo il suo cosmopolitismo, l’educazione all’ambiente, il vivere a ridosso di due confini”.
A febbraio invece, Christine Kensche (redattrice del gruppo Welt nella sezione cronaca e costume) era approdata alla Stampa. A settembre due giornaliste del quotidiano torinese, Francesca Sforza e Tonia Mastrobuoni, saranno ospiti, a loro volta, del giornale Die Welt, a Berlino.
Leggendo il “diario di bordo” di Christine Kensche, il suo sguardo ironico e acuto ci guida, da italiani, in “un’introspezione sociale” dai rivolti inattesi. E’ insolito e salutare poter “leggere” fenomeni nostrani come Grillo e Berlusconi, o episodi come la gaffe di Peer Steinbrück (il candidato alla cancelleria tedesca che commentò la tornata elettorale italiana con queste parole: “Sono piuttosto scioccato dal fatto che abbiano vinto due clown”), attraverso le parole di una giornalista straniera suffragate dalla nostra, diretta, esperienza.
E in attesa che le due croniste de La Stampa ci raccontino il loro “pezzo di Germania”, e come il Paese di Angela Merkel si prepara a entrare in campagna elettorale, riportiamo a mo’ di buon auspicio per il futuro di questo progetto di gemellaggio, le parole con cui Christine Kensche ha salutato la città sabauda. “Mi ci vorrà ancora un po’ di tempo, prima di aver assorbito completamente queste tre settimane assai stimolanti, piene di novità.
Prima di partire per Torino, mi era stato detto da più parti, che mi sarei dovuta preparare a un certo caos che regna nelle redazioni italiane. Io ho sperimentato l’esatto opposto: personalmente non ho mai lavorato in un gruppo così ben affiatato. E ora sono proprio curiosa di vedere che cosa scriverà la collega in autunno, quando sperimenterà per la prima volta una giornata di lavoro in una redazione tedesca. Qui sono tutti convinti che in un giornale tedesco tutto sia perfettamente organizzato, disciplinato e coordinato. E già, ma questo scambio ha proprio lo scopo di smontare pregiudizi…”