Lavoro: ingegneri si ‘salvano’ e all’estero guadagnano meglio.
[ad]I laureati in Ingegneria italiani sono fra le categorie professionali che ancora si ‘salvano’. E all’estero guadagnano meglio assai di più.
A un anno dalla laurea il tasso di occupazione è superiore al 70%, a cinque anni è del 93,3%. Dati 2012, la situazione adesso è in peggioramento ma resiste.
Lo dicono i dati diffusi da AlmaLaurea, alla vigilia del Congresso nazionale degli ingegneri in programma a Brescia.
A un anno dalla laurea lo stipendio medio degli ingegneri è di 1.304 euro, preceduto dalle professioni sanitarie (1.452 euro) e seguito da quelle economico-statistico con 1.157 euro.
Nettamente inferiori alla media risultano invece le retribuzioni dei laureati dei gruppi psicologico e letterario: il guadagno mensile netto non raggiunge mediamente gli 800 euro mensili e sale a 1.100 dopo cinque anni.
Anche a cinque anni sono soprattutto i laureati in ingegneria, delle professioni sanitarie e del gruppo economico-statistico che possono contare sulle più alte retribuzioni: 1.748, 1.662 e 1.603 euro. Se possono però gli specialisti scappano dall’Italia.
Per un ingegnere informatico, lavorare all’estero consente di guadagnare, a tre anni dalla laurea, quasi il doppio che in Italia. Eppure, tra il 2008 e il 2012, ad un anno dalla laurea, le retribuzioni reali registrate dalle indagini AlmaLaurea per questo gruppo di laureati si sono ridotte del 9% (contro il 17% del complesso dei laureati specialistici).
La stessa indagine mostra che, a tre anni dalla laurea, la quota di laureati del 2009 occupati all’estero è decisamente più levata per gli ingegneri informatici (10,8%) rispetto al complesso degli ingegneri (6,6%) e al complesso dei laureati (4,5%).
“Ora molti specialisti – spiega il direttore di AlmaLaurea, Andrea Cammelli – varcano i confini e vanno a cercare all’estero un posto di lavoro. I nostri cervelli in fuga non cercano tanto stipendi più alti, ma all’estero si realizzano prima le loro capacità, viene utilizzato di più e meglio il nostro capitale umano. Colpa della crisi se perfino i nostri ingegneri non trovano lavoro e vanno all’estero, ma anche di un Paese che non sa fare valorizzare i giovani una volta formati”.