Che Beppe Grillo fosse un sostenitore del ritorno alla lira (esclusivamente attraverso un referendum popolare), lo avevamo capito già da parecchio tempo. I suoi moniti in campagna elettorale, le risposte programmatiche del M5S per uscire dalla crisi (forse un po’ carenti) e i suoi post sul rapporto Italia-Germania, ci avevano fornito elementi da interpretare in un’unica direzione: uscire dall’euro e tornare alla lira in modo da non essere più legati ad alcun vincolo europeo.
[ad]Circa dieci giorni fa, l’ex comico genovese aveva postato sul suo blog un commento alla visita del rottamatore Matteo Renzi alla cancelliera tedesca Merkel. “Non possiamo morire per Berlino” titolava il post. Anche questa mattina, sempre su beppegrillo.it, il leader del M5S ha voluto ribadire, anche snocciolando dati sul nostro debito pubblico che “ammonta a 2047 miliardi”, sul rapporto pil/debito pubblico che “nel primo trimestre 2013 ha raggiunto il 130,3%”e sul “sistema Target 2” attraverso il quale “ la Germania ha accumulato 600 miliardi di euro di crediti verso la periferia dell’Europa via BCE” (beppegrillo.it, 23/07), il suo pensiero in perfetta controtendenza rispetto alla maggioranza degli economisti e dei politologi italiani che vedono l’Italia al centro di un progetto europeista.
Nel post Grillo attribuisce la colpa di un debito pubblico così elevato anche ad una scellerata politica economica risalente alla Prima Repubblica. I partiti, attraverso un sistema ben radicato di corruzione ed evasione, si arricchivano a spesa dei contribuenti che vedevano i costi delle opere pubbliche schizzare e l’inefficienza delle stesse salire sempre di più. Questo sistema, terminato con “Mani Pulite, ha portato negli ultimi dieci anni ad imponenti e massicci tagli alla spesa pubblica. In particolare a quei “servizi primari” come “sanità, scuola e sicurezza” che dovrebbero essere il pane quotidiano per i contribuenti onesti.
“La politica italiana ha venduto l’anima al diavolo teutonico” dice Grillo alla fine del suo post e soprattutto ipotizza che “se non sarà l’Italia a reagire lo farà per lei il mercato con il suo linguaggio universale, ci sarà un prossimo rialzo degli interessi richiesti fino a rendere insostenibile il nostro debito”.
Giacomo Salvini