Investiamo sugli stadi, grazie
Investiamo sugli stadi, grazie
[ad]Il calcio in Italia è lo sport più seguito, più venerato, e forse anche quello più criticato.
Negli ultimi anni si è visto davvero di tutto, tra Calciopoli, fallimenti, mancate iscrizioni, presidenti arrestati: insomma c’è poco da sorprendersi se gli italiani cominciano, fortunatamente, a seguire “altri sport”.
E se poi recarsi allo stadio è uno scomodo lusso per pochi, i giochi sono fatti con il 54,2% degli impianti di Serie A riempiti in una stagione, in una classifica in cui la Premier League la fa da padrona con il 94,5%.
Cifra spaventosa per la Seria A, perché? Anzitutto andare allo stadio costa al tifoso una cifra che va dai 15 euro in su per un posto in curva, e si sale di prezzo se la partita è di cartello. Ma non è il prezzo del biglietto ciò che deve far riflette il mondo del calcio.
Sono le strutture che necessitano di interventi e subito dato che gli Europei del 2016 sono stati assegnati alla Francia proprio per questo motivo. Ebbene si, sono gli stadi italiani ad allontanare il tifoso, che preferisce di gran lunga seguire la Serie A comodamente da casa: non a caso una buona percentuale delle entrate dei club arrivano proprio dalle tv.
A livello europeo le cose vanno diversamente: basta guardare una qualsiasi partita di Premier League, di Bundesliga o Liga spagnola per rendersi conto di quanto l’Italia sia tremendamente indietro.
L’assenza di reti tra tifosi e giocatori, la struttura accogliente e collegata con il centro della città e, comunque un livello di civiltà superiore: sentenza triste ma che corrisponde al vero. Se in Spagna, infatti, vanno di moda le carcasse di animali lanciati ai giocatori, spettacolo macabro, in Italia si lancia sulla gradinata un motorino: San Siro, 6 Maggio 2001.
Attualmente lo stadio italiano è una struttura realizzati diversi decenni fa, o nella migliore delle ipotesi ammodernata in occasione di Italia ’90.
Alcuni stadi sono collocati nel cuore delle città, il che comporta evidenti problemi di ordine pubblico, con le forze dell’ordine chiamate a fare gli straordinari. La proprietà di queste strutture è del Comune che, pertanto, può farne ciò che vuole, ad esempio autorizzare concerti musicali durante la stagione sportiva, e non sono nuove dispute piuttosto accese sui costi di gestione. Inoltre la presenza di barriere architettoniche rende lo stadio italiano inaccessibile ai portatori di disabilità: vergognoso.
Lo stadio di proprietà può essere la soluzione.
Non è un caso infatti che l’unico esempio in Italia, lo Juventus Stadium sia sempre pieno, che tradotto, significa entrate tra gli 11 ed i 34 milioni di euro a stagione. Quindi maggiori possibilità economiche di investire sulla rosa.
Questa volta la burocrazia non ha rallentato nulla, anzi è andata velocissima: il Comune di Torino ha incassato da questa cessione in affitto per 99 anni di un’area di 350mila mq una cifra attorno a 20 milioni di euro. “Un vero e proprio ‘laboratorio avanzato’ verso un modello italiano di stadio moderno”: così l’ha definito l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive.
Una città per il tifoso: non solo calcio, ma anche il museo dedicato alla storia bianconera, negozi, ristoranti, bar, aree verdi e,importantissimo, nessuna barriera architettonica.
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