Fausto Bertinotti e Giorgio Napolitano sono entrambi ex presidenti della Camera.
[ad]Napolitano ha diretto l’aula di Montecitorio tra il 1992 ed il 1994. Poco prima della nascita della cosiddetta “seconda repubblica” mentre Bertinotti è stato presidente della Camera tra il 2006 ed il 2008.
Oggi Napolitano è presidente della Repubblica in carica, al suo secondo mandato, mentre Bertinotti non ha più incarichi politici di rilievo. Ed è quindi “lontano dai luoghi della decisione politica”.
Bertinotti ha deciso di indirizzare al presidente Napolitano una lettera in forma pubblica e pubblicata ieri dal Corriere della Sera.
BERTINOTTI A NAPOLITANO “NO A SOSPENSIONE DELLA DEMOCRAZIA”
Il governo in carica – dice Bertinotti “non è l’unica soluzione possibile”, e il Capo dello Stato non può “congelare d’autorità” questa soluzione, “perchè altrimenti la democrazia sarebbe sospesa. Lei non può congelare d’autorità una delle possibili soluzioni al problema del governo del Paese, quella in atto, come se fosse l’unica possibile, come se fosse prescritta da una volontà superiore o come se fosse oggettivata dalla realtà storica. Lei non può perché altrimenti la democrazia sarebbe sospesa”, afferma Bertinotti, secondo il quale Napolitano “non può trasformare una sua, e di altri, previsione sui processi economici in un impedimento alla libera dialettica democratica”.
“C’è nella realtà politico-istituzionale del Paese -insiste Bertinotti- una schizofrenia pericolosa: da un lato si cantano le lodi della Costituzione repubblicana, dall’altro, essa viene divorata ogni giorno dalla Costituzione materiale”, e quando il Capo dello Stato chiede al Parlamento di “sostenere il governo perché la sua caduta porterebbe a danni irreparabili, contribuisce alla costruzione dell’edificio oligarchico promosso da questa costituzione materiale. Il capitalismo finanziario globale non può essere imposto come naturale, né la messa in discussione del suo paradigma può essere impedito in democrazia. O le rivoluzioni democratiche possono essere possibili solo altrove?”.
NAPOLITANO A BERTINOTTI “ELEZIONI ANTICIPATE PATOLOGIA ITALIANA”
Giorgio Napolitano: “Non posso certo ‘congelare’ né ‘blindare’ (termini, entrambi, di fantasia o di polemica a effetto) un governo ancor fresco di nomina. Il Parlamento è libero, in ogni momento, di votare la sfiducia al governo Letta. Ma il Presidente ha il dovere di mettere in guardia il Paese e le forze politiche rispetto ai rischi e ai contraccolpi assai gravi, in primo luogo sotto il profilo economico e sociale, che un’ulteriore destabilizzazione e incertezza del quadro politico-istituzionale comporterebbe per l’Italia“.
“So bene -prosegue il Presidente della Repubblica- che ‘in caso di crisi’, resta il ‘ricorso al voto popolare’ e che da qualche parte si confida nella possibilità di ‘dare vita’ così ‘a un’alternativa di governo’. Ma di azzardi la democrazia italiana ne ha vissuti già troppi. Dovetti io stesso sciogliere le Camere nel febbraio 2008, prendendo atto dello sfaldamento di una maggioranza che si presumeva ‘omogenea’ e dell’inesistenza, allo stato, di una diversa maggioranza di governo. E dovetti penare per evitare lo scioglimento delle Camere nel novembre 2011 e -all’indomani dell’insediamento del nuovo Parlamento- nella primavera del 2013″. “Si comprenderà – conclude Napolitano – che da Presidente -guardando anche a decenni di vita repubblicana- io consideri il frequente e facile ricorso a elezioni politiche anticipate come una delle più dannose patologie italiane”.