Mali: primi colloqui per transizione verso un governo civile
Sabato 5 settembre la giunta militare che poche settimane fa ha deposto il presidente Ibrahim Boubacar Keïta ha avviato dei colloqui per formare un governo di transizione.
Sembra quindi che i militari stiano rispettando (almeno per adesso) le promesse fatte al popolo nelle precedenti settimane. I negoziati avverranno tra rappresentanti della giunta militare ed esponenti dei sindacati, leader religiosi e ovviamente alcuni portavoce del Movimento del 5 giugno.
Questo movimento è nato in seguito alla decisione dei giudici costituzionali di modificare i risultati delle elezioni legislative in alcune regioni a favore del partito del presidente Keita. Le principali cause del malcontento sono però da ricercare nell’endemica corruzione che affligge le istituzioni, nell’incapacità di far fronte alle violenze dei gruppi jihadisti e agli abusi commessi dalle forze armate.
A spingere i militari a rispettare i patti non sono solo le proteste di piazza, che se prima chiedevano le dimissioni del presidente adesso chiedono un governo civile, ma anche le pressioni dei paesi vicini riuniti nell’ECOWAS (Comunità Economica dell’Africa Occidentale) che hanno già imposto sanzioni e chiuso i confini con il Mali come esortazione. I paesi confinanti e la Francia che oltre a essere la ex potenza coloniale ha ancora oggi moltissimi interessi nel paese, temono che questa situazione di incertezza possa propagarsi in un’area già di per sé divisa in entità statuali molto fragili e attraversata da numerose crisi.
Il presidente deposto, giovedì è stato ricoverato per un ictus e sabato sera dopo la dimissione dall’ospedale sarebbe volato negli Emirati Arabi in una struttura sanitaria migliore (in realtà si tratta di un probabile esilio), ovviamente con il lasciapassare positivo della giunta militare.
Non si hanno ancora certezze sulla durata del periodo di transizione. In origine i militari avrebbero proposto un intermezzo di tre anni poi ridotto a due, il Movimento del 5 giugno ne avrebbe proposto uno tra i 18 e i 24 mesi mentre i leader dei paesi vicini vorrebbero che la crisi rientrasse entro un anno.
Sono previste consultazioni a livello nazionale tra il 10 e il 12 settembre con la presenza di delegati regionali e nazionali. Dopo queste date avremo forse qualche certezza in più sulla risoluzione della crisi.