Il ministro Mauro annuncia tagli per il comparto Difesa
Dopo l’allarme del Ministero dei Beni culturali, è il momento della Difesa. Ieri, durante l’audizione alla Commissione Difesa di Montecitorio, il ministro Mario Mauro si è detto preoccupato per la tenuta dei conti del comparto delle Forze armate. Per evitare un “default funzionale nel giro di pochi anni”, il responsabile del dicastero militare ha annunciato una serie di tagli, già allo studio del precedente governo a guida Monti (il 31 dicembre dello scorso anno erano già pronte le bozze dei decreti attuativi dei tagli): “Solo ribilanciando le risorse e quindi ripristinando dei ragionevoli livelli di spesa per l’esercizio delle Forze Armate, potremmo avere uno strumento militare tendenzialmente in linea con i parametri europei. Negli anni, molto lentamente, questo ci consentirà di aumentare molto le risorse puntando ad attribuire alla voce relativa all’esercizio il 25% del totale delle risorse disponibili. Pur rimanendo, comunque, la spesa italiana al di sotto della media dei paesi dell’Unione si sarà quanto meno avvicinata allo standard europeo”.
[ad]Si tratta di un’interrogazione scioccante se si pensa che a dicembre il ministro dovrà rendere conto in Consiglio europeo dello stato della Difesa italiana. Mauro ha continuato: “La diminuzione del 5,2% del bilancio della Difesa tra il 2011 e il 2012, che tra il 2003 e il 2012 è stato del 19%, non ha alcun possibile paragone con i nostri alleati europei e atlantici. Questa condizione di particolare compressione delle risorse, ha prodotto uno squilibrio della spesa. E’ una condizione insostenibile, con questi livelli economici, in particolare nel settore dell’esercizio risulta impossibile perseguire quel livello di effettiva prontezza che rappresenta un parametro essenziale”.
Eppure il ministro di Scelta Civica non intende rinunciare all’acquisto degli F-35, argomento di cui, tra l’altro, non ha fatto menzione esplicitamente nel suo discorso in Commissione, limitandosi a sottolineare che il governo persegue con forza “un ammodernamento dello strumento militare”, in linea con gli alleati atlantici ed europei.
L’HuffPost ha pubblicato le percentuali dei tagli inseriti che interesseranno le Forze armate. Stando al testo della riforma stilato dal predecessore di Mauro, l’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ci sarà una riduzione dell’organico delle FA fino a 150.000 unità entro il 2024, mentre il budget potrebbe ridursi di 80 milioni di euro in pochi anni. L’anno scorso – nel ribollire della questione Marò – la notizia è passata quasi inosservata.
A voler esser precisi, tra 11 anni, l’Esercito potrebbe contare tra le sue fila 89.400 soldati (non più 100.211, secondo una prima stima); la Marina Militare, invece, avrà in organico 26.800 unità rispetto alle 30.421 preventivate; infine, l’Aeronautica accuserà una sostanziale perdita, da 39.368 a 33.800 elementi.
Ma lo spirito di questa spending review militare è il bilanciamento del numero degli alti ufficiali con quello delle reclute e dei sottoufficiali: “Nell’esercito il numero degli ufficiali dovrà passare dal 10.782 previsti nel 2010 ai 9000 del 2024. Per la Marina si passerà da 4150 a 4000, per l’aeronautica da 5500 a 5300”, scrive Luigi Spera dell’Huffington. Inoltre verranno accorpati uffici e chiuse caserme, senza considerare il costo ingombrante per lo Stato di quelle già dismesse.
Il destino delle Forze armate passa dai tagli del governo e dalla decisione del Parlamento sul destino degli F-35. Una nuova grana per il presidente Enrico Letta.