Come sappiamo, il 20 e il 21 settembre 2020 gli elettori italiani saranno chiamati ad esprimersi sulla riforma costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari da 630 a 400 seggi alla Camera e da 315 a 200 seggi al Senato.
Andiamo dunque ad esaminare le posizioni dei vari partiti italiani in merito al quesito referendario.
IL FRONTE DEL SI
In quanto principali promotori della riforma, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico voteranno Si alla sua introduzione.
Se in merito alla posizione del M5S non vi erano dubbi, nonostante alcuni dissidenti interni al Movimento, per avere certezza di quella del PD è stato necessario attendere il pronunciamento della Direzione Nazionale, schieratasi ufficialmente per il Si soltanto nella giornata di lunedì 7 settembre.
In tale occasione, il Segretario del PD Nicola Zingaretti ha infatti dichiarato: “Ritengo banali e pericolose le argomentazioni sul risparmio, e non c’è un pericolo per la democrazia. Propongo di accompagnare la campagna per il Si con una raccolta di firme per il bicameralismo differenziato”.
Sulla stessa linea i principali partiti della coalizione di centro-destra, Lega e Fratelli d’Italia, nonostante siano essi all’opposizione di questo Governo.
Matteo Salvini ha infatti dichiarato che la Lega “inviterà tutti a votare per confermare il taglio dei parlamentari”, mentre Giorgia Meloni ha affermato che votare Si al referendum per Fratelli d’Italia è “una scelta coerente con quanto già votato in Parlamento, sempre a favore della diminuzione dei parlamentari”.
Tra i partiti minori schieratisi a favore della riforma troviamo inoltre l’Union Valdotaine, la Sudtiroler Volkspartei, Alternativa Popolare, Cambiamo! e infine Patria e Costituzione.
IL FRONTE DEL NO
Di contro, si sono apertamente schierati a favore del No Azione, +Europa, il Partito Socialista Italiano, Sinistra Italiana, l’Unione di Centro, il MAIE, Noi con l’Italia-USEI, il Centro Democratico, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, il Partito Comunista, il PCI e Green Italia.
Tra i leader che più aspramente hanno criticato questa riforma c’è Carlo Calenda (Azione), il quale rivolgendosi al fronte del Si ha dichiarato: “Vi accingete a far tagliare i parlamentari come se la Costituzione fosse un regolamento di condominio e senza avere cura delle conseguenze”.
A Calenda ha fatto eco Piercamillo Falasca, vicesegretario di +Europa, il quale ha affermato: “Non proveremo imbarazzo alcuno a spiegare perché non vogliamo ridurre il diritto di rappresentanza dei cittadini italiani, soprattutto di quelli residenti in aree di provincia e lontano dai grandi centri”.
Sulla stessa linea anche l’area a sinistra del PD, rappresentata da Sinistra Italiana, che attraverso l’Ordine del Giorno della Direzione Nazionale tenutasi l’8 luglio 2020 ha apertamente dichiarato: “Sinistra Italiana sostiene il No al referendum e invita tutti i propri iscritti e simpatizzanti a fare lo stesso”.
ELETTORI LIBERI DI SCEGLIERE
Tra i partiti che non si sono ancora ufficialmente espressi, lasciando così libertà di scelta ai propri elettori, troviamo Italia Viva, Forza Italia e Articolo Uno.
Per IV ha parlato il capogruppo al Senato, Davide Faraone, il quale ha dichiarato: “Chi pensa a questo referendum come un modo per regolare i rapporti di forza tra M5S e PD da noi non troverà sponda. Non stiamo ai giochetti”.
Dello stesso avviso anche Silvio Berlusconi, il quale parlando a nome di FI ha affermato che “fatto così, come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia”. Nel suo partito, però, non mancano gli esponenti schieratisi apertamente per il Si.
In conclusione, risulta quindi evidente quanto le opinioni dei partiti su questo referendum siano decisamente trasversali e non strettamente legate al posizionamento degli stessi nel nostro sistema politico.
La coalizione di centro-destra, ad esempio, non si è rivelata coesa su questo tema: Lega e Fratelli d’Italia sosterranno infatti la stessa mozione del PD, mentre Forza Italia no.
Al tempo stesso, sia i partiti a destra del PD (Azione e +Europa su tutti) che quelli alla sua sinistra (come Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista) voteranno No, dando così vita ad uno scenario piuttosto inedito.