Mummie al potere elezioni in Zimbabwe
Mummie al potere. Mancano pochi giorni alle elezioni in Zimbabwe e sembra che il tempo in questo paese si sia fermato.
C’è un presidente, sempre lui, dall’indipendenza ad oggi che è candidato e vincerà la consultazione.
Un presidente che si chiama Robert Mugabe, che ha ben 89 anni e, nel suo cervello senile, evidentemente è convinto che non esista Zimbabwe senza di lui.
Si sa, la senilità gioca brutti scherzi, ma il problema è che al fatto che non esista Zimbabwe senza Mugabe non ci crede solo lui ma una intera classe politica che con lui ha fatto affari d’oro e vuole continuare a farne, anche se nella massima carica del potere dovesse rimanere insediata una mummia.
In Zimbabwe il tempo si è fermato anche perché lo sfidante di Mugabe é sempre lo stesso, un certo Morgan Tsvangirai che aveva vinto le ultime elezioni, protestò perché Mugabe non se ne andava e alla fine accettò di fare il suo primo ministro.
Una soluzione di compromesso che ha lasciato all’opposizione il controllo del parlamento (che non conta nulla, o quasi) e di alcuni ministeri inutili per manovrare realmente il paese.
E invece ha lasciato a Mugabe e al suo entourage i ministeri chiave di difesa, servizi di sicurezza, economia.
Ora il gioco sembra ripetersi (salvo colpi di scena che in Africa sono sempre possibili). Mugabe è al suo quinto(?) sesto(?) mandato (ormai non si contano più) ha quasi novanta anni, vincerà le elezioni, farà ancora il presidente, manterrà il paese alla fame, con una economia sull’orlo del collasso, migliaia di famiglie con figli sotto nutriti e un entourage onnivoro che si accaparra tutto ciò che ha un certo valore
Presumibilmente Morgan Tsvangirai non lascerà le stanze del governo, così ci sarà formalmente un opposizione con un certo potere e non si potrà gridare alla dittatura.
Diamanti, minerali preziosi, capitali continueranno ad arricchire sempre gli stessi militari o capi dei servizi di sicurezza o poliziotti di alto livello.
Ecco l’Africa, ancora una volta. Come sempre.
Blog a cura di Raffaele Masto e della rivista “Africa, missione e cultura”