Nominato il nuovo Procuratore Nazionale Antimafia: Roberti la spunta su Alfonso
Non è assolutamente un momento facile per la giustizia antimafia. Le minacce sempre più forti per Nino Di Matteo (titolare dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia)e la questione del voto di scambio politico-mafioso hanno fatto da cornice alla nomina del nuovo Procuratore Nazionale Antimafia: Franco Roberti.
Napoletano di nascita, 65 anni, Roberti è in magistratura dal 1975. La sua carriera professionale parla da sé: inizia nel ‘76 come pretore a Borgo San Lorenzo (FI), nel ’79 torna nella sua amata Campania in provincia di Avellino (Sant’Angelo dei Lombardi) dove coordina il Tribunale anche dopo il terremoto del 1980. Nel 1982 viene nominato sostituto procuratore a Napoli dove ritornerà nel 2001 come procuratore aggiunto dopo una parentesi alla Direzione Nazionale Antimafia. Nel 2009 il Csm lo aveva nominato all’unanimità Procuratore della Repubblica di Salerno.
Ieri, dopo il monito del Presidente della Repubblica, che invitava i componenti togati del Csm a non rinviare la nuova nomina rimasta scoperta ormai da sei mesi, Roberti è stato votato da venti suoi colleghi contro i sei voti ottenuti dall’altro candidato Roberto Alfonso, capo della Procura di Bologna. Il successore di Grasso ha ottenuto i voti dei più rinomati colleghi del plenum tra cui il vicepresidente Michele Vietti e Gianfranco Ciani (procuratore generale della Corte di Cassazione).
“Preferisco prima insediarmi e poi stilare un programma sul quale lavoreremo in futuro. C’è da riprendere un cammino già tracciato dai miei predecessori, naturalmente tenendo conto dell’evoluzione che la criminalità organizzata ha fatto registrare in questi anni”(Ansa, 25/07) ha dichiarato Roberti, il cui insediamento avverrà entro il 10 agosto a Palazzo dei Marescialli.
Speriamo che il nuovo Procuratore dia subito nuova linfa alla “super Procura” istituita da Giovanni Falcone iniziando da alcuni importanti questioni legislative e non per riprendere a combattere in prima fila la criminalità organizzata il cui profitto è stimato intorno ai 150 miliardi annui. Prima questione: fare luce sulle stragi del ’92-’93 e sulla trattativa di quel torbido biennio. Benedetto Croce diceva: “Il carattere di un popolo è la sua storia, tutta la sua storia, nient’altro che la sua storia”. E noi, con buona pace degli insabbiatori, la nostra storia la vogliamo conoscere perchè solo così si può onorare la memoria di tutte le vittime di mafia.
Giacomo Salvini