Berlusconi a colloquio con Belpietro: “Non farò la fine di Craxi”, poi la rettifica
Berlusconi a colloquio con Belpietro: “Non farò la fine di Craxi”
Silvio Berlusconi rompe il silenzio e parla con il direttore di Libero Maurizio Belpietro. A pochi giorni dalla sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, l’ex premier torna a rassicurare Enrico Letta e a dichiararsi innocente: “Se non c’è pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza. I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d’appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell’azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset. Facevo il presidente del Consiglio, cosa ne potevo sapere io dei contratti per i diritti televisivi? Non me ne occupavo quando stavo a Cologno, figurarsi se lo potevo fare nei primi anni Duemila quando ero a Palazzo Chigi”. Poi afferma che in caso di un’eventuale condanna: “Non farò cadere Letta ma sarà il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di continuare a governare insieme con un partito il cui leader è agli arresti e interdetto dai pubblici uffici”.
Berlusconi si conferma ottimo animale politico, riuscendo a far ricadere il destino del governo sugli alleati del Pd. Una mossa che potrebbe consolidare la sua leadership del centrodestra, anche se uscisse con le ossa rotte dal processo Mediaset. Ma il presidente del Pdl (o almeno di ciò che resta, in attesa della rinascita di Forza Italia) rivela al direttore di Libero Belpietro: “Non farò l’esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere”.
In un articolo apparso sul quotidiano di proprietà della famiglia Angelucci, Franco Bechis ha descritto nel dettaglio i comportamenti dell’entourage berlusconiano nelle ore che precedono il verdetto della Suprema Corte. Secondo il cronista politico di Libero, se condannato, Berlusconi si dimetterà da senatore senza aspettare la decisione in merito del ramo parlamentare a cui appartiene. Tuttavia, il procedimento non potrebbe avere ripercussioni immediate, dal momento che l’iter da seguire è abbastanza lungo: la Cassazione dovrebbe trasmettere la sua decisione alla Corte d’Appello di Milano solo dopo averla motivata. Comunque lo stormo di falchi del Pdl è pronto a limare i propri artigli, per assestare il colpo mortale alla legislatura balneare di Enrico Letta.
La maggior parte dell’opinione pubblica di destra e di sinistra è convinta che martedì potrebbe ripresentarsi l’ennesimo tramonto del berlusconismo. Ma la “fenice” berlusconiana è uscita indenne più volte dal “massacro mediatico” subito, ribaltando a suo favore le critiche mossegli dagli avversari. E con il Partito Democratico in subbuglio per l’affaire Congresso lo scenario non sembra improbabile. La fenice vuole ballare sopra le ceneri dei democratici in crisi.
Fabrizio Neironi