Alla ricerca dei segnali di ripresa. Mercati finanziari piuttosto deboli, soprattutto sul finire della settimana, anche se gli indici hanno mostrato di non voler scendere con decisione.
Segno che un ulteriore allungo al rialzo sostenuto in particolare dalla reporting season (finora positiva) potrebbe essere alle porte.
Intanto si registra un certo tentativo di ripresa in diverse aree del globo. Gli indici dei direttori per gli acquisti rilasciati in settimana lasciano intendere che i prossimi mesi potrebbero essere positivi, anche se non sembra ancora essere caso di dichiarare prossima la fine della crisi.
Il Bund tedesco, riconosciuto come il porto sicuro della zona euro, confermerebbe questa positività a causa delle perdite subite negli ultimi tempi: gli investitori, in altre parole, avrebbero deciso di spiegare nuovamente le vele e tornare in mare aperto.
Negli Stati Uniti la crescita economica dovrebbe rallentare nel 2013 rispetto al 2012 a causa del sequester, ovvero i tagli lineari scattati nei primi mesi dell’anno a causa del mancato accordo al Congresso sul taglio del deficit.
La ripresa dovrebbe nuovamente accelerare nel 2014, ma secondo il Fondo monetario internazionale essa ancora dipende dagli 85 miliardi di dollari che la Federal Reserve inietta ogni mese nel sistema economico.
Il fatto che la ripresa economica dipenda ancora da una simile quantità di denaro non sembra tuttavia essere lo specchio della normalità.
Le brutte sorprese potrebbero comunque arrivare in primo luogo dall’area euro: nonostante si stia procedendo a passi molto lenti, aspettando l’esito delle elezioni tedesche di settembre, sembra che i Paesi più deboli dell’aria dovranno fare i conti con nuove difficoltà.
A tal riguardo l’ex capo economista della Banca centrale europea Jürgen Stark ha dichiarato in settimana che in autunno Italia e Spagna potrebbero essere costrette a richiedere l’attivazione del programma OMT.
L’agenda macroeconomica della settimana è piuttosto ricca nonostante agosto sia alle porte.
Lunedì previste le vendite al dettaglio giapponesi, che su base annua dovrebbero risultare in crescita ad un tasso più che doppio rispetto al precedente, e la fiducia delle aziende italiane, attesa in lieve rialzo a 91 punti.
Martedì è prevista un’asta di Btp italiani a 10 anni e l’indice dei prezzi al consumo tedesco, che dovrebbe aumentare dello 0,3 per cento su base mensile e dell’1,7 per cento su base annua. Nel pomeriggio europeo verrà resa nota la fiducia dei consumatori statunitensi, che dovrebbe rimanere sui livelli precedenti a quota 81,3.
Mercoledì conosceremo i tassi di disoccupazione di Germania Italia e Zona Euro: mentre la prima dovrebbe confermare il tasso intorno ai minimi storici, al 6,8 per cento, gli altri due dati dovrebbero fermarsi alcuni decimali sopra il 12 per cento. La stima preliminare dell’inflazione italiana dovrebbe attestarsi all’1,3 per cento su base annua, mentre quella europea all’1,6 per cento, dunque al di sotto del target del 2 per cento imposto alla Banca centrale europea. Sarà inoltre reso noto il Prodotto interno lordo USA (stima flash), che su base trimestrale dovrebbe salire dell’1 per cento, dunque un tasso inferiore rispetto al precedente 1,8 per cento. In serata prenderà la parola il presidente della Federal Reserve Bank Ben Bernanke per rendere note le decisioni di politica monetaria del FOMC, in particolare riguardo a quantitative easing e tapering.
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Giovedì verranno resi noti diversi indici dei direttori degli acquisti (Spagna, Germania, zona euro Regno Unito e Stati Uniti), che dovrebbero confermare la positività delle scorse settimane: tutti dovrebbero essere sopra la soglia dei 50 punti che delimitano la recessione dall’espansione, mentre l’Italia dovrebbe risultare di appena due decimi sotto la famigerata soglia.
La Cina dovrebbe attestarsi sullo stesso livello dell’Italia (49,8), tuttavia in questo caso non si tratterebbe esattamente di una buona notizia. Come ogni primo giovedì del mese sarà la volta di Mario Draghi, che prenderà la parola per spiegare le ultime novità dal Consiglio dei governatori della Banca centrale europea, anche se difficilmente verranno prese decisioni in grado di cambiare i giochi. Gli Stati Uniti infine renderanno note le richieste di sussidi di disoccupazione che dovrebbero rimanere stabili rispetto alla settimana precedente a quota 345 mila unità.
Venerdì sarà la volta del report sul mercato del lavoro statunitense, che dovrebbe registrare la creazione, secondo gli analisti, di 185mila nuovi posti di lavoro nei settori non agricoli. Il tasso di disoccupazione è atteso in calo al 7,5 per cento. ma anche se dovesse rimanere stabile o addirittura aumentare un po’ non è detto che sia una brutta notizia: il tasso di disoccupazione, infatti, potrebbe aumentare anche in virtù del fatto che i lavoratori scoraggiati hanno deciso di ricominciare a cercare un’occupazione, poiché ritengono che le condizioni economiche siano migliorate. Sarà dunque necessario incrociare il dato con il tasso di occupazione.