Esiti pratici della lotta alla corruzione: l’incriminazione di Bo Xilai (薄熙来)
“Nel 2012 sono stati 4.698 i funzionari provinciali o di livello più elevato puniti dai sorveglianti disciplinari del PCC e 961 funzionari provinciali o di livello superiore sono stati denunciati agli organi giudiziari deputati” (Cui Shaopeng/崔少鹏, portavoce della Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare del Partito Comunista Cinese/中国共产党中央纪律检查委员会).
Fin dal suo discorso d’insediamento Xi Jinping (习近平), presidente della Repubblica Popolare Cinese dallo scorso marzo, ha avvertito funzionari corrotti d’alto e basso rango (definiti rispettivamente “tigri” e “mosche”) di modificare i propri atteggiamenti in senso virtuoso, al fine di evitare d’incorrere nelle sanzioni previste dal nuovo corso intransigente di regolazione interna al Partito Comunista Cinese. Uno dei casi che hanno contribuito all’avvio di questa autodepurazione politico-legale da parte della dirigenza è quello di Bo Xilai, incriminato giovedì scorso per tangenti, appropriazione indebita e abuso di potere dalla procura di Jinan (济南), città della regione dello Shandong (山东).
Chi è Bo Xilai?
Figlio di Bo Yibo (薄一波), uno degli “otto immortali” della cerchia di Deng Xiaoping (邓小平), nasce a Dingxiang (定襄), nello Shanxi (山西), nel luglio del 1949, ed entra nel PCC nel 1980. Dottore magistrale in giornalismo internazionale alla Scuola per Laureati dell’Accademia Cinese di Scienze Sociali, dal 1993 al 2000 è sindaco di Dalian (大连), città del Liaoning (辽宁), dove compie un lavoro di riqualificazione del territorio che porta la città a divenire una delle più ecologiche della Cina, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Bo Erba” e la promozione a governatore del Liaoning (cfr. Watts, J., Se tutti i cinesi saltano insieme, Nuovi Mondi, 2011, pp. 348-49), funzione che ricopre fino al 2004, anno in cui diviene Ministro del Commercio. Nel 2007 a tale carica aggiunge quella di membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC e quella di segretario del PCC nella municipalità di Chongqing (重庆).
Il caso
Il 10 aprile l’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC ritiene Bo responsabile di diversi reati: in primo luogo, avrebbe avuto un ruolo nell’incidente per il quale Wang Lijun (王立军), ex-vicesindaco di Chongqing entrò senza permesso nel Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Chengdu (成都), capoluogo del Sichuan (四川); in secondo luogo avrebbe avuto un ruolo nell’assassinio per motivi affaristici di Neil Heywood, cittadino britannico, da parte della propria moglie, Gu Kailai (谷开来), condannata a morte con sospensione della pena dopo due anni. A ciò si sarebbero aggiunte prove di ulteriori violazioni disciplinari da parte di Bo, emerse nel corso delle indagini sui casi suddetti. Tali irregolarità sarebbero state perpetrate da Bo durante la sua amministrazione di Dalian, la sua attività di Ministro del Commercio, quella di membro dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del PCC e quella di capo della municipalità di Chongqing. Gli episodi delittuosi vedrebbero Bo responsabile in misura cospicua dei due casi summenzionati, nonché colpevole di abuso di potere e corruzione di vario tipo. Altra accusa quella d’intrattenere rapporti sessuali illeciti con varie donne. Da un punto di vista gerarchico, Bo avrebbe inoltre promosso le persone sbagliate, con gravi conseguenze. A macchiare il cursus honorum del politico anche violazioni disciplinari di carattere organizzazionale e personale. Si aggiungerebbero diversi altri crimini.
L’11 aprile scorso il Comitato Centrale del PCC annuncia di voler indagare su Bo, sostituito per tempo all’amministrazione di Chongqing con Zhang Dejiang (张德江), per violazioni della disciplina gravi. La decisione è accolta con favore dall’opinione pubblica e dagli intellettuali di Chongqing.
(Per continuare la lettura cliccate su “2”)
L’espulsione dal PCC
Il 28 settembre scorso Bo è espulso dal PCC e interdetto dagli uffici pubblici. In gennaio il caso diviene di competenza della magistratura, col passaggio delle prove dalla Commissione Centrale per l’Ispezione Disciplinare del PCC agli organi giudiziari deputati. L’investigazione sul e la gestione del caso Bo, il Comitato Centrale del PCC sottolinea, dimostrano la severità dei criteri applicati dal PCC ai propri membri, nonché il carattere rispettoso della legge e contrario alla corruzione della sua filosofia governativa. Il caso Bo, il CCPCC aggiunge, deve servire da monito per le organizzazioni partitiche ai vari livelli gerarchici, affinché esse mantengano la disciplina, migliorino il modo di lavorare, accelerino l’istituzione di sistemi preventivi e punitivi della corruzione, aumentando così la capacità del PCC di autopurificarsi, automigliorarsi e autoinnovarsi.
Il 26 ottobre scorso Bo è indagato da parte della Procura Suprema per i crimini di cui sopra.
L’incriminazione
Giovedì scorso la Procura di Jinan incrimina Bo per tangenti, appropriazione indebita e abuso di potere. I capi d’imputazione sono i seguenti: Bo si sarebbe avvantaggiato della propria posizione politica per fare da intermediario d’interessi di terzi, accettando in cambio tangenti sotto forma di denaro e proprietà immobiliari; si sarebbe appropriato indebitamente di una grande quantità di denaro pubblico; avrebbe abusato del proprio potere politico adducendo gravi danni allo Stato e al popolo cinesi.
Se riconosciuto colpevole dei fatti attribuitigli, Bo dovrebbe essere condannato a una pena di almeno 15 anni di reclusione.
Stefano Giovannini