Grillo risponde a Letta: vuole vendere le aziende statali per prendere tempo
Dopo l’incontro di Enrico Letta con il premier Antonis Samaras, Beppe Grillo non ha resistito un attimo alla tentazione di rispondere alle dichiarazioni fatte ieri dal Presidente del Consiglio sulla questione economica e nel primo pomeriggio il suo blog titolava “Letta al lavoro” con tanto di caricatura sottostante del premier seduto e con le mani in mano.
Ieri Letta in Grecia aveva dichiarato: “Il Governo punta sulle privatizzazioni per dare ossigeno ai conti pubblici. Presenteremo in autunno, appena sarà definito, il piano di privatizzazioni: ora non sono in grado di dire che cosa e quanto. Non voglio dare adito a speculazioni: ci lavoreremo fra agosto e settembre” e , ha continuato, “Lo presenteremo e ne discuteremo con tutti, ne ho già cominciato a parlare con le parti sociali”(ilsole24ore.com, 29/07).
Le parole del Presidente del Consiglio non devono essere andate giù al leader del Movimento 5 Stelle che ha interpretato il “piano largo” come un modo per vendere il “patrimonio dello Stato e della sua partecipazione nelle più importanti imprese del Paese :ENI, Enel e Finmeccanica” che “appartengono al popolo italiano. Sono aziende costruite grazie al lavoro di generazioni, il cui controllo per il Paese è fondamentale. Nessun Letta o Saccomanni le può vendere come se fossero cosa loro per salvarsi temporaneamente le chiappe”(beppegrillo.it, 30/07), ha concluso Grillo.
Oltre ad essere un’azione economica, quindi secondo l’ex comico genovese, è anche una manovra politica. I dati snocciolati sul blog, effettivamente, sono impressionanti : “Il PIL è diminuito del 7% dal 2007, nel 2013 la previsione ottimistica è di meno 2%, realistica del 3% e nel 2014 non ci sarà alcuna ripresa. I salari sono del 15% inferiori del Belgio e del 40% in Germania dove, in compenso, le tasse sul lavoro sono inferiori del 30%. L’Italia è al 42simo posto nella classifica per competitività secondo la rilevazione del World Competitiveness Center (WCC), preceduta da Panama e dal Brunei”. Dove, al contrario nostro, le tasse le pagano, aggiungiamo noi.
Giacomo Salvini