L’orgoglio a centrodestra
Quante volte a cene con amici, in discorsi con colleghi di lavoro, compagni di università, o casuali dal dottore e nei negozi, quando l’immancabile sostentore di sinistra, impegnato, informato, più o meno intellettuale, si è messo a fare battute, ridicolizzare o criticare in modo indignato il governo o comunque il centrodestra italiano, c’è stato qualcuno, defilato, in evidente imbarazzo, che abbozzava un sorrisino, o stava zitto, cercava di cambiare discorso? Quasi sempre. Ebbene, quello è con ogni probabilità un elettore di centrodestra. E se fossimo nel 1985 sarebbe della DC.
E questo non succede solo nei periodo di impopolarità del centrodestra, ma anche quando ha appena vinto le elezioni, quando ha il vento in poppa, è strutturale. Un detto classico è/era “nessuno dice di votarlo (Berlusconi o la DC) ma poi vince”. Questo andazzo ha un riflesso sui sondaggi e gli exit polls che ormai da due elezioni politiche sono tragicamente poco affidabili, fallaci, e sottostimano il centrodestra di almeno 2-4 punti, il confine tra vittoria e pareggio o anche sconfitta, come si vedeva nei primi artigianali sondaggi degli anni ‘80 con la DC ma lì si poteva incolpare la poca accuratezza dei sondaggi di allora. All’estero è un classico che il partito di governo, specie se conservatore, parta in svantaggio e recupera man mano che ci si avvicina al voto, ma questo viene captato dalle rilevazioni, al contrario che da noi, solo una volta, nel 1992, in Inghilterra fino all’ultimo giorno i Tories erano dati per sconfitti e poi ebbero il 6% in più del previsto, e fu coniato il termine “Shy Tory factor” per indicare l’elettore conservatore “timido” che dopo 13 anni di governo e con un “clima” favorevole al cambio non si sentiva di dire esplicitamente che invece confermava il governo Tory. Da allora tuttavia non è più accaduto in Inghilterra.
In Italia invece dagli anni 2000 accade, guarda caso da quando il centrodestra è diventata la forza votata dai conservatori, dagli anziani, non è più la novità del panorama politico e dei ceti giovani e dinamici come nel 1994, come la Dc nel suo periodo maturo.
E tuttavia questo non può giustificare la vigliaccheria e l’apatia che i sostenitori anche più coscienti del centrodestra dimostrano, anche quelli giovani e convinti, che non danno il loro voto per convenienza economica o clientelismo, ma per condivisione di alcuni valori.
Se veramente c’è la convinzione che l’ultima cosa di cui l’Italia ha bisogno sia di un ritorno dei valori di sinistra, dell’intervento dello Stato, della retorica studentesco-intellettuale, del vittimismo parassita delle tante categorie finora privilegiate, allora il sostenitore medio del centrodestra deve saper ribattere alle battute del professore universitario di sinistra, anche solo contro tutti, all’ “informazione” sulle nefandezze del governo date dall’attivista movimentista del posto di lavoro, in modo pacato, dando numeri e cifre, smascherando la retorica, le frasi fatte e il sociologismo, su tutto, su TAV, nucleare, informazione, avere il coraggio di elencare i programmi da sempre schierati a sinistra, avere il coraggio di dire in faccia che non si può lamentare del ticket uno che si è fatto 3 settimane di vacanze l’estate prima a meno non le consideri più importanti della salute. Sul web la condizione di marginalità del centrodestra è vergognosa e da ribaltare, in ogni luogo, perchè è vero che questa moda mediatica di divinizzazione progressista di web e social media passerà come ogni moda, ma rimarrà sempre il palcoscenico delle idee e dei dibattiti del futuro. E certo non ci si può giustificare dicendo che gli elettori consapevoli di centrodestra non navigano, perchè non è vero.
Anche se il centrodestra non può essere il collegio di difesa di Berlusconi, se capita si deve essere capaci di saper far notare l’inconsistenza e la sproporzione nelle risorse per le indagini per fatti, quelli sul rubygate, che non vedono nessuna vittima denunciante, su rapporti sessuali che entrambi i protagonisti negano. Senza vergogna, senza tacere.
Soprattutto senza trincerarsi dietro l’odioso “tanto sono tutti uguali, tanto rubano tutti”, no, questo è ormai il mantra da cui si distinguono gli elettori di centrodestra. Si tratta di parole senza significato, che dovrebbero essere ribaltate, che un elettore di centrodestra dovrebbe aborrire a favore dell’affermazione dei propri principi, che non sono per nulla “uguali” ma anzi spesso di minoranza e che abbisognano di essere per questo proclamati, per farsi sentire, prima nella società che nell’urna.