Famiglia Cristiana attacca Berlusconi “E’ ora di lasciare”
Direttore del settimanale della Società San Paolo da quattordici anni, Don Sciortino non ha mai risparmiato il proprio inchiostro quando si trattava di commentare i fatti del Cavaliere. Ovviamente il parroco non ha mai avuto stima di Berlusconi né come uomo né come politico ed i suoi editoriali avversi al Cavaliere sono numerosi: dal “La costituzione dimezzata” ad “Un Paese senza leader” passando per “Berlusconi al tramonto” e, dulcis in fundo, “Premier in declino per sette lettori su dieci”.
Non si può nascondere che fra i due non scorra buon sangue; addirittura, negli ultimi anni, i fedelissimi di Silvio hanno iniziato a soprannominare il settimanale diretto da Don Sciortino “L’Unità dei paolini”. Inoltre, da quanto il direttore ha iniziato la sua personalissima crociata contro Berlusconi ed il berlusconismo, la testata è stata querelata diverse volte anche da personaggi politici di primo piano come l’ex ministro dell’Interno, Maroni.
Nella controversia fra Don Sciortino e Berlusconi non poteva mancare il pezzo pregiato, la stoccata finale, la ciliegina sulla torta: il 4 agosto l’editoriale di “Famiglia Cristiana” titola così: “BERLUSCONI, È ORA DI LASCIARE”. Il parroco si lancia in una predica meno tagliente delle precedenti: forse, da parroco, vorrà evitare di rigirare il coltello nella piaga di un uomo che, al di là della lettura politica, è stato condannato. L’editoriale non si scaglia, infatti, direttamente contro Berlusconi ma coinvolge i suoi più vicini collaboratori che, a detta del Don, dovrebbero essere i primi a spingere il Cavaliere verso un ritiro dalla vita politica del Paese.
Proprio la preoccupazione verso l’Italia spinge il direttore di FC a chiedere ad Alfano una dimostrazione di maturità: staccarsi dal cordone ombelicale che lo lega al – testuali parole – “demiurgo e padre-padrone” per prendere in mano le sorti della nuova classe politica di destra. In effetti, puntualizza il parroco quasi come se volesse annullare il proprio avversario di una vita, il problema non è legato alla sorte politica di un uomo di settantasette anni, ma alla sorte politica dell’Italia.
Don Sciortino conclude il proprio editoriale dimostrandosi avvezzo al vizio dell’abitudine: non riesce a non lanciare una frecciatina a Berlusconi. Volendo pungerlo nell’orgoglio, gli consiglia, qualora preferisse i servizi sociali agli arresti domiciliari, la comunità Exodus di recupero per tossicodipendenti del Parco Lambro: “Dopo aver evocato il comunismo dappertutto, s’accorgerà che neppure don Mazzi è “quel prete comunista”, come spesso l’hanno definito, ma un “prete di strada”, accanto agli ultimi e da sempre proiettato alle periferie dell’esistenza e del dolore, così come vuole papa Francesco”.
Se Berlusconi si è sempre considerato il più furbo, forse fin troppo, il parroco siciliano non è da meno: in un colpo – di penna – solo è riuscito a provocare Berlusconi e ad ingraziarsi il Papa. Sicuramente Don Sciortino sarebbe il candidato ideale per la successione, sul trono di Forza Italia, di Berlusconi: né Marina né Angelino hanno dimostrato di possedere la sua strisciante e sibillina oratoria.