Un anno di Fare la guida di Boldrin e l’assenza di Giannino
Il 28 luglio 2012 veniva pubblicato il manifesto di Fermare il Declino, primo nucleo di quello che a novembre sarebbe diventato un partito, Fare per Fermare il declino.
Il manifesto venne promosso da 7 economisti italo(filo)americani (Michele Boldrin, Sandro Brusco, Alessandro De Nicola, Oscar Giannino, Andrea Moro, Carlo Stagnaro, Luigi Zingales), autori del sito d’informazione economica noiseFromAmerika.
A un anno dalla redazione del documento fondativo di Fare, il coordinatore nazionale Michele Boldrin – in una lettera aperta agli aderenti e ai sostenitori di FID – traccia un bilancio sull’incidenza del movimento nel dibattito pubblico del nostro paese e sull’importanza delle proposte da esso appoggiate.
“È trascorso giusto un anno dalla pubblicazione del Manifesto e delle dieci Proposte per Fermare il Declino – nota Boldrin – e la situazione del paese è, se possibile, complessivamente peggiore di quanto già non fosse allora. Peggiore perché – mentre i problemi strutturali son rimasti inalterati e la situazione economica congiunturale ha continuato a deteriorarsi – il chiarimento politico indotto dalle elezioni di febbraio ci ha fatto capire che una forza politica pragmaticamente riformista, capace di esprimere una classe dirigente che rappresenti gli interessi dell’Italia, che lavora, produce e resiste, una forza politica siffatta ancora non c’è”.
E con un po’ di rimpianto aggiunge: “Avrebbe Fare potuto essere almeno il nucleo di quella forza politica che il paese oggi più di ieri abbisogna? Io credo che avrebbe potuto esserlo o che, per lo meno, Fare per Fermare il Declino avrebbe potuto divenire il tronco portante su cui altre espressioni della società civile, politiche e non, si sarebbero innestate sino a raggiungere la massa critica necessaria per cambiare davvero la classe dirigente – e quindi le politiche – di questo nostro paese”.
Questo era ciò che Boldrin, sin dai tempi della stesura estiva e della diffusione autunnale del Manifesto e delle dieci Proposte, amava chiamare il ‘miracolo possibile’. “Un miracolo a cui molti, anche al nostro interno, purtroppo non credevano” ammette oggi.
Al congresso di maggio, Boldrin aveva promesso di cambiare gli organi dirigenti e lo statuto del partito. Questi impegni sono stati effettivamente mantenuti, con l’elezione on line – aperta agli iscritti – di 24 componenti e la pubblicazione del regolamento interno.
Per quanto riguarda invece il radicamento – a parte qualche protesta fiscale davanti le sedi di Equitalia – sembra che il partito stenti a piantare le sue radici nel territorio. L’intento di Boldrin è quello di rinnovare la concezione partitica tradizionale, proponendo un mix di democrazia digitale grillina e partecipazione democrat.
Ma, forse, rimane ancora aperta la ferita di Oscar Giannino: qui non c’entra tanto la famosa bugia sulla laurea, quanto il peso comunicativo dell’attuale analista economico del Messaggero. In effetti, l’ex leader di Fare, nonostante il pessimo risultato delle elezioni politiche, è riuscito a dare la necessaria visibilità al movimento e alle sue proposte.
Molti elettori di FID si chiedono quali percentuali avrebbe ottenuto il partito iperliberale senza la denuncia di Zingales. Comunque Giannino continua a scrivere nel suo Leoni Blog, cura un inserto de Il Sole 24 Ore, Capo Horn ed è molto attivo su Twitter. Per questo motivo, il “grafomane” torinese potrebbe essere una chimerica presenza poggiante sulle spalle di Boldrin.