La Cina militare tra 86° compleanno dell’ELP e strategia della potenza marittima
“La Cina dipenderà dall’oceano per prosperare e promuoverà in modo stabile l’istituzione della propria potenza marittima attraverso la cooperazione pacifica e il mutuo beneficio” (Xi Jinping/习近平, presidente della Repubblica Popolare Cinese).
L’Esercito Popolare di Liberazione cinese ha compiuto 86 anni. Fu fondato nel 1927 ed ebbe un ruolo cruciale sia durante gli anni di guerra civile che portarono dalla Repubblica alla Repubblica Popolare sia dopo l’istituzione di quest’ultima (1949), quando dovette fronteggiare nemici esteri. In patria le funzioni dell’armata spaziano dalla gestione delle calamità naturali alla preservazione dell’unità nazionale. Oggi il personale dell’EPL ammonta a 2,3 milioni di unità e il suo armamento è all’avanguardia. Il suo sviluppo preoccupa non solo gli Stati confinanti, ma anche gli Stati Uniti d’America. Per i prossimi anni una priorità dell’ELP sarà quella di contribuire al raggiungimento del traguardo, fissato per il 2020 dal Governo, di diffondere il benessere socioeconomico all’intera popolazione cinese in patria. Secondo Xi Jinping, presidente della Repubblica Popolare Cinese, il rinnovamento nazionale denominato “Sogno cinese” include il rinvigorimento delle forze armate. Una difesa nazionale efficace, Xi spiega, e un esercito potente sono necessari a uno Stato per prosperare. Ciò non sia frainteso: i vertici cinesi hanno assicurato più volte che il loro Paese non ricercherà mai l’egemonia. Per esempio, a un ricevimento per l’86esimo anniversario dell’ELP, il ministro della Difesa Chang Wanquan (常万全) ha dichiarato che la Cina perseguirà con fermezza la via dello sviluppo pacifico e intensificherà la cooperazione militare cogli Stati esteri per contribuire alla pace e allo sviluppo mondiali. “L’RPC – Chang ha aggiunto – seguirà con determinazione una politica di difesa nazionale difensiva per natura”.
Un àmbito sul quale il Governo appare molto concentrato è quello del rinforzamento della marina: il 31 luglio, in una sessione di studio coi membri dell’Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, il presidente Xi ha difeso gli sforzi di trasformazione della Cina in una potenza marittima, sottolineando come il Paese intenda perseguire “interessi convergenti” con altri Stati nello sviluppo oceanico. La Cina, dice, “non abbandonerà affatto i propri diritti e interessi legittimi né rinuncerà ai propri interessi fondamentali”. Il presidente sostiene che l’RPC “userà mezzi pacifici e negoziazioni per sistemare le dispute e salvaguardare la pace e la stabilità”. Il Paese aderirà a una politica di “accantonamento delle dispute e realizzazione di uno sviluppo congiunto” per le aree su cui detiene diritti di sovranità. Durante la sessione si studio, Xi si è anche soffermato sulla necessità di fare dell’industria marittima un pilastro dell’economia cinese. Un concetto su cui il presidente ha insistito è quello dello “sfruttamento sostenibile delle risorse marine”, prassi per cui l’inquinamento dev’essere equilibrato da misure ecoprotettive (tramite un “sistema di compensazione”): “Le autorità – osserva – devono essere risolute nell’adottamento di misure che rendano possibili progressi notevoli nell’ecologia e assicurino la sicurezza della fauna e della flora marine, nonché acqua, aria e spiagge pulite”.
Lo scorso novembre un rapporto del 18esimo Congresso del PCC sottolineò la strategia della “potenza marittima”, invocando un incremento della capacità di sfruttamento delle risorse marine, accompagnata dalla protezione dell’ecosistema marino e dalla salvaguardia dei diritti e interessi marittimi cinesi.
Stefano Giovannini