A sentirsi etichettato come membro di un “governo dei rinvii”, Dario Franceschini non ci sta: in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, difende l’operato del Governo delle larghe intese.
“Al di là del ritornello sciocco e fastidioso intonato da chi, per il proprio interesse, continua a parlare di “governo dei rinvii” – nota Franceschini – senza prove di forza in Parlamento abbiamo realizzato misure che impattano positivamente sulla vita dei cittadini e delle imprese”.
Quali siano queste azioni messe in campo dal governo Letta nei suoi primi cento giorni, è sempre il ministro a elencarle: “Nove decreti legge e otto ddl, con oltre 500 norme attese da anni: cultura, femminicidio, ecobonus, lavoro per i giovani, sblocco dei cantieri, piccole e medie imprese, taglio degli stipendi ai supermanager…”.
Secondo il ministro per i Rapporti col Parlamento “questa è necessariamente la stagione dei piccoli passi. In cento giorni ne abbiamo fatti tanti che gli italiani, quelli meno ubriacati dal dibattito politico e più attenti alla vita quotidiana, hanno percepito”.
Franceschini parla anche di Imu, tema controverso su cui i partiti di maggioranza continuano ad avere posizioni differenti. “Il problema su questi argomenti non sono le divisioni fra destra e sinistra, ma la limitatezza delle risorse disponibili. E quando sono limitate bisogna scegliere le urgenze e le priorità”. Per l’ex segretario del Pd queste sono piuttosto “gli italiani senza reddito, a cominciare dalle persone uscite dal mondo del lavoro in età avanzata e che hanno una pensione lontanissima e quasi nessuna possibilità di trovare lavoro”.
Per quanto riguarda le questioni giudiziarie di Silvio Berlusconi, Franceschini condivide la linea espressa da Epifani. “Ci mancherebbe altro che il prezzo per continuare questa esperienza fosse andare contro la legge e i principi costituzionali, è impossibile” e se dal Pdl dovesse arrivare questa richiesta la risposta “sarebbe un no secco”.
Ad ogni modo, se la situazione dovesse precipitare “con la legge elettorale in vigore non si può tornare a votare”, ricorda Franceschini: su questo punto specifico, qualora il Pdl si rifiutasse di modificare il Porcellum, il ministro non esclude una possibile intesa col Movimento 5 Stelle.