I mercati segnalano dubbi sulla ripresa USA
I mercati segnalano dubbi sulla ripresa USA
Dopo un inizio di settimana in discesa, i mercati europei recuperano negli ultimi tre giorni dell’ottava, mostrando una certa forza relativa nei confronti dei mercati statunitensi. Una conferma proviene dallo spot euro-dollaro, che si è portato sui massimi di giugno toccando quota 1,34, confermando la debolezza statunitense, anche se tutto va visto comunque attraverso un’ottica ormai pienamente agostana.
Il motivo di questa debolezza risiede nei dubbi relativi alle mosse della Federal Reserve, ma soprattutto per quanto riguarda la ripresa statunitense, in particolare il mercato del lavoro, che non riesce a prendere il ritmo per poter dire che il peggio è passato.
La ripresa statunitense, infatti, sembra essere prevalentemente finanziaria, con profitti aziendali ai massimi e stipendi dei lavoratori ai minimi: la classe media si trova ancora in forte difficoltà e la cosiddetta “ripresa” del mercato del lavoro è da ascriversi a un sempre maggiore ricorso a contratti part time, tra l’altro sempre peggio pagati. Il tasso di disoccupazione scende, ed è a quello che guarda la Fed, a quanto pare, e non alla salute del mercato in generale.
L’Europa invece si gode un momento di relativa tranquillità in attesa, che arrivi settembre con notizie dalla Germania, ma anche dagli altri paesi dell’area euro, che potrebbero implementare nuove misure a sostegno della crescita. Molte le incognite, come al solito: in particolare non è detto che si riuscirà a riattivare presto il circuito del credito. Secondo Royal Bank of Scotland le banche europee dovranno ridurre i propri bilanci di 3200 miliardi di euro entro il 2018 e molto probabilmente lo faranno anche attraverso un’ulteriore stretta sui rubinetti dei prestiti a imprese e famiglie. I governi farebbero bene a mettere in conto misure per favorire metodi innovativi di circolazione del credito, e non affidarsi più quasi esclusivamente al sistema bancario, altrimenti sempre più soggetti economici verranno strozzati.
L’agenda macroeconomica di lunedì prevede, fra i dati più osservati, il prodotto interno lordo del Giappone: la stima preliminare è prevista in aumento di 0,9 per cento, ed è molto attesa, poiché i mercati avranno indicazioni sulle prossime mosse del Governo a proposito dell’aumento dell’imposta sulle vendite. Una decisione riguardo è attesa per settembre, quando verrà resa nota la stima definitiva del Pil. Sempre lunedì conosceremo la stima preliminare del prodotto interno lordo della Grecia, che su base annua è atteso a -4,8 per cento, in miglioramento rispetto al -5,6 precedente. Attese in mattinata le aste di Bot italiani a 3 e 12 mesi.
Martedì sarà la volta dell’indice dei prezzi al consumo in Germania, attesa in crescita su base mensile dello 0,5 per cento e dell’1,9 su base annua. Sempre dalla Germania arriverà l’indice ZEW che misura il sentiment degli investitori istituzionali tedeschi: il dato è atteso in miglioramento a 40 punti rispetto ai 36, 3 precedenti. Negli USA le vendite al dettaglio sono attese in aumento dello 0,3 per cento su base mensile.
Mercoledì dovremmo assistere ad una accelerazione della crescita del PIL europei: su base trimestrale quello francese dovrebbe aumentare dello 0,2 per cento, tornando dunque in positivo dal precedente -0,2, quello della Germania è previsto in aumento dello 0,6 per cento, mentre quello europeo atteso in aumento dello 0,2 per cento, contro il -0,2 per cento precedente. Si dovrebbe attenuare la caduta del Pil portoghese, a -0,2 per cento contro il precedente 0,4 per cento.
A Ferragosto verranno rese note le nuove richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti, attesi praticamente fermi a 335 mila; l’indice dei prezzi al consumo statunitense dovrebbe segnare crescita stabile allo 0,2 per cento su base mensile e una lieve crescita dell’1,7 per cento su base annua.
Venerdì l’inflazione dell’area euro dovrebbe confermarsi all’1,6 per cento su base annua.