Le primarie del PS francese tenutesi lo scorso weekend hanno avuto l’esito atteso, concretizzando il ballottaggio tra il favorito Hollande e la sfidante Aubry che si terrà domenica 16 ottobre.
Eppure sono state molte le sorprese che queste consultazioni – le prime del loro genere nel Paese transalpino – hanno riservato per i vertici del partito, ed i segnali che i socialisti sono stati chiamati a cogliere ed interpretare per non dissipare il patrimonio di partecipazione ed entusiasmo generato da questa ampia consultazione popolare.
Confronto PS-PD europee 2009 e primarie 2009 (PD) e 2011 (PS) |
La partecipazione, almeno vista dall’Italia, è stata alta ma non altissima: i due milioni e mezzo di persone che si sono recati alle urne sono molti di più delle prudenziali stime previste dal PS, ma sicuramente molti meno del bacino potenziale di oltre sei milioni di elettori individuato dalle principali case sondaggistiche.
[ad]Entrando nel confronto diretto tra PD italiano e PS francese, si possono mettere in relazione le primarie PD del 2009 – che dovevano però eleggere solo il segretario del partito, e non un candidato per le elezioni politiche – con queste primarie del PS del 2011 utilizzando come metro di paragone comune le elezioni europee tenutesi nel giugno del 2009.
Se in termini assoluti di partecipazione il PS raccoglie circa 600.000 unità in meno del PD, se si rapporta tale risultato alla partecipazione alle europee 2009 lo scenario muta drasticamente: i socialiti francesi chiamano alle primarie circa il 90% degli elettori che li avevano scelti nel 2009, il PD appena il 40%.
In realtà questo confronto deve essere tarato sul diverso appeal delle consultazioni europee nei due Stati e nel lasso di tempo intercorso nel caso francese, tempo che ha visto i sondaggi diventare via via più favorevoli per i socialisti; in generale si può quindi considerare pienamente soddisfacente il tasso di affluenza raggiunto.
Risultati delle primarie del PS |
A livello di risultati vi sono state grosse sorprese rispetto a quanto preventivato dai sondaggi, sebbene tutti i principali commentatori avevano indovinato nel pronosticare un ballottaggio Hollande-Aubry. Ben magra consolazione, visto che praticamente ogni altro aspetto è stato smentito dalle urne.
Hollande chiude in testa il primo turno, ma non supera la soglia psicologica del 40% pur sfiorandola, a fronte di sondaggi che lo davano anche al 42% o più. Consegue ottimi risultati nelle città di media dimensione, ma non sfonda nei grandi centri e nell’ambiente rurale. Con il suo milione di voti, ne conserva comunque circa 300.000 di vantaggio sulla diretta concorrente Martine Aubry, ferma al 30,5%; un vantaggio senza alcun dubbio rassicuramente, ma ampiamente inferiore alle attese che vedevano la forbice tra i due contendenti superiore ai dieci punti percentuale. La Aubry mostra uno spaccato geografico di preferenze più consono al bacino elettorale della sinistra, forte nelle grandi città ed in particolare nei quartieri popolari.
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[ad]È però dietro le due posizioni di testa che si è consumata la vera sorpresa di queste consultazioni. I sondaggi davano infatti in maniera unanime la Royal, con percentuali che si potevano spingere dal 12% al 17%.
E invece Ségolène Royal è stata letteralmente surclassata dal giovanissimo Arnaud Montebourg, il candidato espressamente più radicale e anti-sistema della rosa. Montebourg ha saputo cavalcare la crisi finanziaria e i timori sulla tenuta economica della Francia con un programma fortemente statalista basato sull’ingresso dello Stato nei CdA bancari e misure protezionistiche volte a difendere l’economia francese – ed in seconda battuta europea – dalla concorrenza cinese. Pescando proprio nel bacino elettorale della Royal il giovane avvocato della Loira è arrivato a racimolare quasi quattrocentocinquantamila preferenze, un bacino elettorale enorme in vista del ballottaggio. Dal punto di vista geografico Montebourg ha fatto incetta di voti nei dipartimenti della regione di origine, ed in generale ha mantenuto un andamento piuttosto costante da zona a zona, intercettando però voti nelle fasce giovanili della popolazione ed in generale nei movimenti di protesta della società civile.
Nessuna sorpresa, infine, dalle ultime due candidature, quella di Valls e quella del radicale Baylet, che hanno chiuso la classifica dei risultati delle primarie.
Negli scenari prospettati dalle principali case sondaggistiche l’ago della bilancia sarebbe stata Ségolène Royal, politicamente più vicina a Hollande che alla Aubry. Il forte ridimensionamento della ex candidata all’Eliseo ha però sparigliato le carte in tavola, aprendo scenari completamente nuovi: la somma dei voti di Hollande e Royal non è infatti in grado di superare il 50% dei partecipanti al primo turno delle primarie, e quindi un appoggio della Royal al suo ex compagno non sarebbe per questi una garanzia di vittoria.
Gli occhi degli analisi si sono quindi spostati su Montebourg e sul suo mezzo milione di voti: un suo appoggio a Hollande chiuderebbe la competizione da ogni punto di vista, mentre un sostegno alla Aubry, pur non potendo dare certezze matematiche, farebbe pendere verso di lei la bilancia dei ballottaggi. E Montebourg pare proprio determinato a capitalizzare al massimo la propria golden share sulle primarie: dopo aver attaccato entrambi i contendenti e la loro politica, ha messo sul tavolo – tramite il portavoce Mandon – quattro richieste chiave in base alle quali darà indicazione di voto ai propri sostenitori.
Il tenore delle richieste (Sesta Repubblica, capitalismo cooperativo, protezionismo a livello europeo, controllo statale delle banche) rischia di essere tuttavia un boomerang per i due sfidanti al ballottaggio, e ripropone la forte tensione che si manifesta ad ogni appuntamento del genere: il voto partecipato e militante delle primarie tende a far emergere gli esponenti più estremi, laddove nelle elezioni reali nei sistemi bipolari è invece chi sa interpretare meglio le posizioni del centro ad aggiudicarsi la partita.
La rincorsa ai voti di Montebourg potrebbe quindi avere l’effetto di appiattire Hollande e Aubry verso sinistra, erodendone i consensi al centro e aprendo spiragli alla riconferma di Sarkozy alle presidenziali dell’anno prossimo. I due contendenti al ballottaggio dovranno dimostrare di essere in grado di intercettare il bisogno di sinistra evidenziato dai voti a Montebourg, facendo proprie le sue istanze programmatiche, senza che questo venga percepito come una minaccia dall’elettorato moderato; da questo punto di vista, ben più importante del volto del vincitore di domenica prossima sarà quindi il modo tramite cui tale vittoria sarà conseguita.