Il sindaco di Treviso contro accattoni e mendicanti e la giunta si divide
C’è un nuovo sceriffo in città. Dopo la guida ventennale del duo leghista Gentilini-Gobbo, Treviso fa di nuovo discutere per alcune scelte di ordine pubblico. Ma, almeno questa volta, gli esponenti del Carroccio ne sono estranei: il protagonista è il neosindaco Giovanni Manildo, eletto a giugno tra le file del centrosinistra. Infatti il primo cittadino trevigiano è fermamente intenzionato a sradicare il fenomeno dell’accattonaggio e a stanare i venditori ambulanti.
Secondo il quotidiano locale La Tribuna di Treviso, Manildo ha aumentato i controlli della polizia municipale (niente ronde) in centro e nei locali, anche in borghese. Il sindaco ha preso questa decisione, facendo seguito a un impegno preso nella recente campagna elettorale. Ad esempio, per una rosa venduta senza licenza, l’ambulante rischia sino a 3 mila euro di multa. E nei primi mesi dell’anno è aumentato vertiginosamente il numero delle contravvenzioni (109), mentre nel 2012 sono state in tutto 155.
Le polemiche all’interno della maggioranza di centrosinistra non sono mancate. La consigliera Pd Antonella Tocchetto ha dichiarato: “Di questo passo rischiamo davvero di diventare la brutta copia dello Sceriffo della Lega una cosa è colpire gli sfruttatori, un’altra prendersela con le loro vittime”; le fa eco Alberto Cocco di Sinistra Trevigiana: “Ai tempi dell’ordinanza contro i mendicanti mi battei duramente contro Gentilini, perché mendicare per la Corte europea non è un reato, e quindi non va perseguito”.
Il vicesindaco Roberto Grigoletto non accetta di essere tacciato di “gentilinismo”: “Non imitiamo nessuno. Facciamo solo rispettare la legge. Ma senza accanimenti e senza fare di tutta l’erba un fascio, per questo accolgo con molto favore la proposta fattami dal direttore della Caritas don Schiavon, ossia incrociare la sua banca dati sulla povertà crescente in città per distinguere i mendicanti organizzati dal racket dalle persone disperate costrette a chiedere l’elemosina”.
Non è la prima volta che sindaci di centrosinistra siano stati il bersaglio di elettori e simpatizzanti (Domenici a Firenze e il suo successore Renzi, ma anche Cofferati e il sindaco di Rimini Gnassi). Purtroppo, l’intervento incisivo delle giunte di sinistra nell’ambito dell’ordine pubblico è sempre stato osteggiato da una parte dell’opinione pubblica (di sinistra). Il problema del cosiddetto “buonismo” consiste nel mescolare gratuitamente valori come tolleranza e rispetto o nell’ignorare le prerogative dei governanti per ciò che concerne la “salute pubblica” dei governati. Applicare delle norme in questo senso (o promulgarne delle altre, nel rispetto della legge) non è una pratica razzista. Ma per chi ha vissuto gli anni dello show gentiliniano, forse, è bene dimenticarlo.
Fabrizio Neironi