Se la Lega sogna il Cantone Cisalpino
L’idea puramente propagandista su cui la Lega Nord ha battuto per anni nelle sue campagne elettorali potrebbe diventare, a modo suo, realtà.
La macroregione del Nord tanto sognata da Maroni e dalle camicie verdi potrebbe costituire una delle prime riforme istituzionali del governo Letta.
Secondo Stefano Bruno Galli, capogruppo al Pirellone della lista civica di Maroni a cui è stato affidato l’arduo compito di stabilire i confini e il comparto amministrativo della macroregione, si può fare anche senza modificare la Costituzione.
“Il federalismo si può ottenere a Costituzione invariata, attraverso gli articoli 116, 117, 119 e 132 della Carta – ha spiegato ieri in un’intervista al Corriere della Sera –. Ottenere da Roma, dallo stato centralista, autonomia fiscale e impositiva certo, ma anche l’amministrazione di una parte delle materie concorrenti”. Richiama quindi Letta e i suoi compagni di governo all’attenzione: “ci vuole un tavolo col governo, e poi una legge che avvii il processo”.
Come ogni nuova creatura che si rispetti, anche la nuova macroregione dovrebbe essere battezzata e il regolatore di confini non si sottrae: “Come la chiamerei? A me piace Cantone Cisalpino, ecco come mi piacerebbe si chiamasse” spiega Galli che si ispira al grande federalista Carlo Cattaneo (e, probabilmente, a Gianfranco Miglio che qualcosa di simile aveva pensato – ovviamente guardando anch’egli a Cattaneo, amante come lui del modello svizzero – già nel 1945, ben prima della nascita della Lega).
Lasciando da parte eventuali perplessità sulla compatibilità giuridica del progetto (di quelle si occuperanno gli esperti), a chi potrebbe ritenere questa idea una pura utopia, giudicando non credibile l’operato di un partito – la Lega – che faceva vilipendio contro la bandiera italiana (con conseguenze penali annesse e connesse) e venerava l’ampolla del dio Eridano, risponde così il capogruppo al Pirellone: “Certo che si può. Da quando sono arrivato al Pirellone penso a progetti di legge da presentare in aula e da spedire a Roma per chiedere passo dopo passo l’attuazione del decentramento”.