In un’intervista odierna a La Stampa, il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, commenta gli importanti accadimenti politici di questa prima metà agostana. A cominciare dalla nota del Quirinale sulla sentenza di condanna definitiva a Silvio Berlusconi nel processo Mediaset. “Mi pare che il presidente Napolitano abbia ribadito un concetto che avrebbe dovuto essere cosa ovvia e scontata da settimane: ovvero, che l’Italia è uno stato di diritto e le sentenze passate in giudicato si rispettano e si applicano”.
[ad]Fassina interpreta la nota del Capo dello Stato come una critica indiretta alle reazioni degli esponenti del Popolo della libertà dopo la sentenza della Cassazione: “La mia impressione è che il richiamo alle conseguenze pesantemente negative di una crisi di governo, nel contesto in cui la dichiarazione di Napolitano lo pone, è rivolto a chi nel Pdl vorrebbe scaricare quelle tensioni sul quadro istituzionale e sul governo. Mi sembra un invito a tutti, ma in particolare a chi ha minacciato la stabilità dell’esecutivo, a mettere al centro l’esclusivo interesse del Paese”.
In relazione alle voci, ricorrenti in questi giorni, di concessione di grazia o di commutazione della pena, Fassina evidenzia che “anche su questo il presidente Napolitano non può che ribadire quanto la legge stabilisce e la Corte costituzionale ha chiarito, cioè che di fronte a un’istanza di grazia, su un’istruttoria del ministero di Giustizia, il Presidente della Repubblica fa valutazioni che stanno dentro i confini delle leggi”.
Il viceministro, a conclusione dell’intervista, si augura che il più grande partito del centrodestra italiano riesca, finalmente, a rinnovare la propria leadership: “Il Pdl dovrebbe imboccare l’unica strada che finora non ha mostrato di voler prendere, che invece è ciò che qualunque partito con un impianto democratico farebbe. Ovvero, procedere a un ricambio di leadership e a un’evoluzione pienamente europea. Questo per me è un passaggio fondamentale. Al di là delle vicende giudiziarie, dopo la caduta del suo governo nel 2011, la parabola ventennale di Silvio Berlusconi in qualunque paese democratico del mondo verrebbe considerata politicamente conclusa. Sarebbe davvero auspicabile per il Pdl e per il sistema politico italiano che ci fosse un riconoscimento della chiusura di una fase storica. Ripeto, indipendentemente dal quadro giudiziario che si è consolidato, sarebbe bene se l’Italia potesse disporre di un partito conservatore di impianto pienamente europeo”.