Dopo averle tanto attese, le parole di Giorgio Napolitano sono arrivate, e con loro tutta la valanga di reazioni, critiche, interpretazioni. Due pagine esatte di comunicato, spaccano a metà l’estate italiana ed annunciano altri quindici torridi giorni di agosto, in attesa della fine delle ferie e di settembre.
Come se la canicola di questi non fosse sufficiente, ad alzare ulteriormente la temperatura e a spaventare il termometro arriva la più classiche delle bordate, a firma Beppe Grillo.
L’ex comico si è preso poco meno di 24 ore di tempo per rispondere al comunicato di Napolitano. E se le dichiarazioni del Capo di Stato possono avere più sfumature ed essere così soggette a più di uno scenario, le parole del leader del Movimento 5 Stelle lasciano pochissimo spazio all’immaginazione.
“Chi state proteggendo? Dico a voi, nelle istituzioni, nel governo, nei partiti, oltre a voi stessi. Di sicuro non l’Italia. Un condannato per frode fiscale non può essere interlocutore della presidenza della Repubblica e del presidente del Consiglio, anche se Napolitano e Letta Nipote devono a lui l’elezione” scrive Grillo sul suo blog che poi prosegue con una serie di domande, sprezzanti.
“Di quante divisioni dispone Berlusconi? Quanti pennivendoli ha a libro paga? Quanti parlamentari del pdmenoelle sono ai suoi ordini, oltre ai suoi impiegati, perché altro non sono, fatti eleggere nel pdl? Quante televisioni possiede? Quante persone possono essere ricattate da quest’uomo? In questo Paese se non sei ricattabile non puoi fare politica, quanti scheletri ci sono nei suoi armadi?”.
La stoccata di Beppe Grillo arriva dopo che tutta la pattuglia pentastellata si era già schierata contro l’ipotesi di grazia: “Qualsiasi atto di clemenza per Berlusconi sarebbe un atto eversivo. E il presidente dovrebbe essere messo in stato d’accusa per attentato alla Costituzione. Non e’ una mia posizione personale, anche Grillo è d’accordo e ci stiamo già preparando” scriveva ieri Michele Giarrusso, senatore del M5S, sul proprio profilo Facebook.
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Vero, Grillo la pensa allo stesso modo: “La grazia, la si chiami come si vuole: agibilità politica o clemenza non gli può essere concessa. L’Italia è una repubblica parlamentare, il popolo dovrebbe essere sovrano, ma non conta nulla” accusa dal blog.
Lo stesso concetto, del resto, l’aveva espresso esattamente sette giorni fa: “Se venisse accordata così sui due piedi la grazia a Berlusconi come a un qualunque ergastolano pentito dopo 30 anni di galera si sospetterebbe qualcosa. (…) La grazia va quindi ingentilita, resa praticabile e incomprensibile. Agibilità politica è la giusta riformulazione”.
Come non coinvolgere allora proprio Napolitano? Ecco il titolo: “Se Berlusconi sarà salvato, moriranno le istituzioni. Napolitano uscirà di scena nel peggiore dei modi. Il mio consiglio è che rassegni ora le dimissioni”, arringa Grillo, che così di nuovo chiede un passo indietro al Capo di Stato (e altrettanto fa il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Grillo poi se la prende con il Partito Democratico, accusato di favoreggiamento: “Il mutismo del pdmenoelle è quello dei complici, degli ignavi, di chi più prosaicamente non vuol perdere la pagnotta, la poltrona, il potere che si è autoconferito insieme al suo sodale di Arcore”. Per chiudere con un motto, che diventa promessa: “Il MoVimento 5 Stelle non resterà a guardare, questo è certo. Prepariamoci all’autunno”.
Di tutt’altro tono il commento alle parole di Napolitano che arriva da Famiglia Cristiana. La firma è del direttore responsabile, don Antonio Sciortino, che ci va giù pesante, pur essendo distante e di parecchio dalle cannonate grilline: “Non si può pretendere dal Colle un segnale o un “salvacondotto” che minano l’uguaglianza di tutti i cittadini – scrive Sciortino -. Ne andrebbero di mezzo la credibilità e, ancor più, il prestigio di un presidente come Napolitano, amato e stimato da tutti per essere stato, in questi turbolenti anni, un vero baluardo delle istituzioni e della democrazia in Italia”.
Il messaggio è chiaro anche qui, no alla grazia per Berlusconi, e no pure a un anticipato ritorno alle urne: “Chi dovesse assumersi la responsabilità di immediate elezioni, lasciando il Paese senza governo e in balia di una rissosa campagna elettorale, per salvaguardare interessi di parte o personali, farebbe un pericoloso gioco d’azzardo che porterà solo caos e macerie per tutti” prosegue il direttore seguendo la linea dettata dal Capo di Stato.
Per il momento – ne è convinto don Sciortino – “l’“innaturale” governo Letta non ha alternative, è una strada obbligata dalle circostanze. Ai partiti, nel frattempo, è richiesto il massimo di responsabilità, senza inutili impuntature, se davvero sta a cuore il bene del Paese, come continuano a dire, ma con scarsa credibilità. Non si può giocare oltre con l’emergenza”.