Che la Cina punti al controllo marittimo per consolidare il proprio hard power è risaputo. Che consideri i russi propri alleati, tanto da aiutarli nella lotta al terrorismo, è notevole.
Senza riassumere le vicissitudini politico-militari che hanno caratterizzato i turbolenti rapporti sinosovietici successivi alla fondazione della Repubblica Popolare Cinese, mi limito a sottolineare che si tratta di una precisa scelta di campo, che riporta alla memoria i primi anni del secondo dopoguerra, quelli cioè in cui alla fazione imperialista americana si contrapponeva l’alleanza comunista tra i due giganti asiatici.
Situazione che sembra oggi riproporsi, a livello se non ideologico quantomeno pratico, con Cina e Russia che sempre più rappresentano una minaccia per l’egemonia americana, il cui unico alleato di un certo peso nell’area del Pacifico è il Giappone.
In questo contesto s’inseriscono le esercitazioni militari sinorusse 2013, la prima dal 5 al 12 luglio scorsi nel Golfo di Pietro il Grande e la seconda, denominata in codice “Missione di Pace 2013”, dal 27 luglio scorso al 15 agosto prossimo nell’area di Chelyabinsk, sui monti Urali.
Fang Fenghui (房峰辉), capo dello Stato Maggiore dell’Armata Popolare di Liberazione cinese, sottolinea come le esercitazioni non siano mirate a terze parti, avendo come obiettivo il rinsaldamento della cooperazione fra i due eserciti nell’addestramento e nella coordinazione operativa, al fine di svolgere un ruolo più efficace di salvaguardia delle sicurezza e stabilità regionali.
La prima esercitazione sinorussa è servita a perfezionare la coordinazione militare in mare aperto, la seconda ha intenti antiterroristici. Con finalità analoghe a quelle di quest’ultima si è svolta il 12 agosto 2013 un’altra esercitazione, che ha visto l’RPC collaborare con il Kyrgyzstan.
La prima esercitazione ha visto una flotta di sette navi da guerra cinesi comandata da Yang Junfei (杨俊飞) arrivare il 5 luglio nel porto della città russa di Vladivostok, ov’è stata accolta da una cerimonia di benvenuto organizzata dai russi. Le esercitazioni sono state guidate da Duan Zhaoxian (段昭显), per la parte cinese, e Leonid Sukhanov, per la parte russa.
Al termine della sessione Duan ha dichiarato che Cina e Russia potrebbero condurre esercitazioni anche in altre zone dell’Oceano Pacifico, specificando inoltre che l’utilità di tali periodi di allenamento risiede nell’aiuto costituito da esse per la difesa degli interessi marittimi dei due Stati. Una cooperazione che Sukhanov definisce “necessaria” per i medesimi motivi nonché per la protezione territoriale a livello locale.
L’esercitazione terrestre a Chelyabinsk si compone di tre fasi: dispiegamento di truppe, pianificazione di battaglia e simulazione di combattimento. Le operazioni si svolgono perlopiù nel campo d’addestramento di Chebarkul e sono accompagnate da esperimenti di coordinazione con velivoli da combattimento e ricognizione. Il personale militare cinese partecipante all’esercitazione conta 646 unità.