L’annus horribilis dell’Italia tra lavoro e università
La spirale di notizie negative che interessano il nostro paese, specie in materia di lavoro, sembra non volersi interrompere.
Dopo la pubblicazione dei dati Cna sulla situazione disastrosa dell’edilizia e della manifattura dello Stivale, è la volta della pubblica amministrazione (PA).
Stamattina la Cgil ha lanciato l’allarme precari: al 31 dicembre 2013, potrebbero non essere rinnovati 150.000 contratti. Michele Gentile, coordinatore del Dipartimento del pubblico impiego del maggior sindacato italiano, ha precisato che “se non saranno varati provvedimenti ad hoc, chi ha il contratto in scadenza il 31 dicembre e ha superato i tre anni con proroga, dovrà andare a casa lasciando scoperti servizi ‘stabili’ della pubblica amministrazione”.
Un problema non da poco, stando a quanto riportato dal sindacalista. Gentile traccia una via che possa affrontare di petto il problema: bisogna “con la massima urgenza costruire un percorso che riapra le assunzioni a tempo indeterminato con scelte mirate e che riveda lo sblocco dei contratti di lavoro a tempo determinato, nonché la chiusura di quell’obbrobrio giuridico rappresentato dai vincitori di concorso che non possono essere assunti”.
Ovviamente questo avrebbe un impatto significativo nelle finanze statali, non troppo in salute in questo periodo di (pseudo) ripresa (l’ottimismo dei ministri Saccomanni e Giovannini è davvero encomiabile).
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