Egitto, oltre 750 morti, ormai è guerra civile
Egitto, oltre 750 morti, ormai è guerra civile. Il premier ad interim: “Scioglieremo la Fratellanza musulmana”
La situazione in Egitto diventa ogni giorno più critica, il paese è oramai sull’orlo di una guerra civile. Il clima è reso ancora più rovente dalla minaccia del governo ad interim, presieduto da Hazem el-Beblawi, di sciogliere per legge la Fratellanza musulmana. Ritorsione che non ferma il movimento islamico radicale di Mohamed Morsi, che ha annunciato per oggi pomeriggio nuove manifestazioni di protesta contro il colpo di stato che ha deposto l’ex presidente, rischiando di gettare il paese nella quinta giornata di caos e terrore. L’appuntamento, fa sapere la coalizione anti-golpe che riunisce tutte le forze a sostegno del ritorno del deposto presidente islamista, è intorno alle 16, quando al Cairo dalle moschee i dimostranti muoveranno verso la sede della Corte costituzionale,
Sono ore talmente drammatiche che, nella sola giornata di ieri, la polizia ha arrestato oltre 1000 sostenitori di Morsi, accusandone 250 di omicidio e terrorismo. Tutto è avvenuto in seguito all’assedio di esercito e polizia alla moschea Al-Fath, dove si erano barricati gli appartenenti ai Fratelli musulmani. Davanti al luogo di culto, dunque, ci sono stati violenti scontri, rinfocolati dall’appello via twitter del partito Giustizia e libertà, braccio politico della Fratellanza, a dirigersi verso la moschea per salvare i dimostranti che si trovavano all’interno. Alla fine le forze dell’ordine hanno preso il pieno controllo della moschea sparando dai blindati contro il minareto.
Negli scontri sono purtroppo stati coinvolti anche quattro giornalisti italiani, fermati dai militari. “Sono stati identificati e saranno rilasciati a breve e riaccompagnati in albergo”, ha fatto sapere Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto e del Tg4, “secondo quanto ci hanno detto ora dall’Unità di crisi e da Palazzo Chigi, con cui siamo in contatto da ieri dopo aver perso i contatti con la nostra inviata Gabriella Simoni. Mi è stato riferito che oltre ai due di Mediaset, la Simoni e l’operatore Arturo Scotti, sono stati fermati anche due giornalisti Rai”.
Dal punto di vista della diplomazia, l’Unione europea, per bocca dei presidenti del Consiglio e della Comissione, Van Rompuy e Barroso, ha annunciato che rivedrà le proprie relazioni con l’Egitto, invitando tutti alla “massima moderazione”, e sottolineando “la responsabilità delle autorità ad interim e dell’esercito per fermare gli scontri”, aggiungendo che “le violenze e le uccisioni di questi giorni non possono essere giustificate: i diritti umani vanno rispettati e i prigionieri politici dovrebbero essere rilasciati”.
Il paese dei faraoni, dunque, si trova in un ginepraio: difficilmente la situazione si risolverà senza un intervento della comunità internazionale. L’Egitto, di fatto, è spaccato a metà, con una buona parte della popolazione schierata su posizioni islamiste e, dunque, a sostegno della Fratellanza, a fronte di un’altra fetta di egiziani, ugualmente corposa, che invece vorrebbe mantenere la laicità nel paese. A questo proposito il consigliere strategico della presidenza ad interim egiziana, Mustafa Hagazy, durante la conferenza stampa, ha ricordato come il popolo egiziano sia “sceso in piazza lo scorso 30 giugno (giorno della deposizione di Morsi, ndr) contro il fascismo teologico e religioso dei Fratelli musulmani e di Morsi”.