La spending review di Mastrapasqua: “Prima dei tagli bisognerebbe riallocare la spesa”
La breve esperienza del governo Monti ha cambiato decisamente il linguaggio della politica italiana, anche attraverso parole anglofone che sono entrate nell’uso comune della stampa nazionale e dei cittadini italiani. Oggi, infatti, tutti riconoscono a grandi linee cosa sia lo spread o chi sia un choosy o il significato dell’espressione spending review: per chi se lo fosse perso, il presidente dell’INPS Antonio Mastrapasqua – nel corso di un’intervista al Messaggero – ne traccia brevemente i lineamenti.
Il massimo dirigente dell’istituto di previdenza sociale afferma: “Personalmente non credo nei tagli lineari, sono invece un fautore della vera spending review. E sono convinto che un miglior utilizzo delle risorse umane, oltre a rendere più facile la vita ai cittadini aiuterebbe la crescita del Pil”. Mastrapasqua ne è sicuro: “Probabilmente questi lavoratori – le risorse umane – li abbiamo spesso impiegati in amministrazioni non sempre utili e non sempre efficienti”.
Ma, una volta abbandonato il campo della teoria, Mastrapasqua – sollecitato dalle domande del giornalista – propone un intervento concreto di spending review: “In Italia ci sono 30mila enti dichiarati inutili, forse è lì che si dovrebbero cercare i risparmi”. Però il presidente dell’INPS non tarda a correggere il tiro, anche perché vuole evidentemente tenere a bada i sindacati: “Comunque, ogni piano concordato con le parti sociali è un contributo importante alla crescita”.
In effetti, dopo il fallimento dell’esperienza Bondi-Giavazzi nella scorsa legislatura – il primo onni-commissario d’Italia, il secondo editorialista iperliberista del Corriere –, che di spesa hanno rivisto ben poco e, al contrario, non hanno intaccato gli sprechi reali, la spending review rimane un progetto ancora incompiuto, nonostante gli input montiani.
Le dichiarazioni, di qualche giorno fa, del ministro della Pubblica amministrazione Gianpiero D’Alia allo stesso quotidiano romano fanno il paio con le parole di Mastrapasqua. Infatti, il ministro Udc ha promesso di sbloccare gli stipendi degli statali fermi dal 2010, provvedimento per il quale servono subito 7 miliardi. Dove andarli a cercare? “Nuove risorse possono essere trovate, a mio avviso, con un taglio lineare e corposo alle auto blu: penso ad una sforbiciata dei costi, ora a quota un miliardo, del 20%. Non solo. Bisogna intervenire anche su un altro fronte, quello molto ampio delle consulenze di Stato, Regioni ed enti locali. Anche qui sarebbe necessario una taglio del 20% su un monte spese che tocca 1,2 miliardi. Il terzo fronte su cui agire sono le società partecipate e la ristrutturazione di alcune amministrazioni. Anche qui i risparmi che si possono ottenere, insieme alle razionalizzazioni, sono considerevoli. E possono essere individuate insieme ai sindacati”.
Detto ciò, il presidente INPS difende l’Italia e il governo dai dati che – a suo parere – non rappresentano la realtà dei fatti: “Non è dell’Italia il record di dipendenti pubblici. Francia e Germania ne hanno più di noi, e non solo nel settore previdenza e assistenza, dove peraltro i 32mila dipendenti Inps si confrontano con i 110 mila dell’istituzione omologa in Francia e i 65 mila in Germania”. Poi sul welfare: “L’Italia non spende più della media Ue, anzi è in linea con il 29% del Pil, il problema è come spende” e invita a dare “di più a chi ha meno togliendo qualche beneficio a chi può contare su più risorse proprie”.
Mentre sulle modifiche alla riforma Fornero, Mastrapasqua precisa: “E’ giusto parlare di manutenzione intelligente, non di stravolgimento. Del resto, la riforma stessa prevedeva l’apertura di un tavolo di monitoraggio. Ed è in questo quadro che va inserito il problema esodati. Il ministro Giovannini ha già comunicato al Parlamento che a settembre se ne riparlerà”.
L’intervista si chiude con l’ennesima iniezione di fiducia sulla ripresa dell’economia italiana: “Anche l’Inps registra segnali incoraggianti. Da almeno tre mesi stiamo assistendo a una chiara, sia pure timida, inversione di tendenza sul fronte della cassa integrazione. Naturalmente sono dati provvisori, in attesa di conferme”.
A settembre, dunque, si aprirà la stagione della caccia alle risorse, per concedere ai dipendenti della PA un (leggero) aumento in busta paga. L’intraprendenza dei ministri e dei dirigenti pubblici non manca, ma il bottino della spedizione potrebbe deludere le aspettative.