E-learning e università telematiche

Pubblicato il 19 Agosto 2013 alle 11:21 Autore: Andrea Mariuzzo
E-learning e università telematiche

Questi providers di formazione post-secondaria sono la forma più avanzata di gestori di forme alternative alla didattica accademica ben più antichi, come le scuole universitarie per corrispondenza, o per la formazione di studenti adulti e lavoratori con corsi part time e serali, che nel mondo anglosassone hanno visto la luce già nel primo dopoguerra, e che più o meno ancora seguono il modello di business impiantato nel 1969 in Gran Bretagna dalla Open University, tuttora il maggiore istituto di formazione a distanza nel mondo. Nate in un contesto caratterizzato dal moderato o scarso (per quanto non nullo) accreditamento formale dei titoli accademici, e quindi da un mercato universitario volto soprattutto alla compravendita di competenze, questo genere di università si sono trovate a occupare generalmente una fascia di utenza lasciata relativamente libera dalle sedi tradizionali, ovvero quella che aveva a disposizione scarsi mezzi per il proprio investimento in conoscenza, e che intendeva acquisire preparazione e reputazione adeguata a tale costo contenuto, per avere una promozione o per emergere dalla working class senza puntare alle professioni intellettuali più “alte”. Non a caso il grande successo della distance  education con un momento in cui lo sviluppo economico ha iniziato a reggersi in forma massiccia sull’aumento della richiesta di personale culturalmente e tecnicamente qualificato con formazione post-secondaria, non necessariamente approfondita e solida come quella garantita dagli atenei “classici”.

Per strade diverse una distinzione delle funzioni di questo tipo ha finito per verificarsi anche nell’Europa occidentale accademicamente più avanzata, specialmente in Francia e in Germania, paesi tradizionalmente caratterizzati da sistemi di alta formazione pubblici ampi e capillari, e da varie forme di riconoscimento statale dei titoli di studio. Questo dispositivo, in particolare, consente al potere pubblico di richiedere una soglia minima di qualità nei corsi e nella preparazione dei docenti. La gran parte degli istituti specializzati nei percorsi di formazione alternativi si sono così confinati in settori di studio a specifica vocazione tecnologica, e nei corsi di specializzazione post-diploma non universitari o di formazione professionale interna alle aziende.

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Nell’ambito dell’ondata di ripensamenti e di stagioni di riforma che nell’ultimo ventennio hanno frantumato il modello universitario europeo-continentale in sistemi ormai tra loro piuttosto diversi e per alcuni aspetti ancora aperti alla sperimentazione, l’Italia si è allontanata dalle pratiche dei paesi più efficienti anche per il ruolo degli istituti di formazione a distanza. Da quando, nel 2003, si è proceduto a livello ministeriale a regolare il riconoscimento degli atenei telematici, hanno ottenuto la possibilità di rilasciare titoli riconosciuti ben undici istituti, con circa trentamila iscritti (circa l’1,5% degli studenti universitari italiani) secondo le rilevazioni più recenti, che offrono corsi dedicati a tutti gli ambiti di studio ad eccezione di quelli medici e delle scienze matematiche, fisiche e naturali “pure”, rilasciando praticamente tutte le tipologie di titoli accademici, compreso il dottorato di ricerca. Siamo insomma di fronte ad istituti che non solo sono particolarmente numerosi e popolari, ma che, a differenza di quelli simili in giro per il mondo, cercano di limare fino a far scomparire ogni differenziazione della loro offerta da quella dei circuiti classici. A ciò si aggiunge l’altra particolarità di un costo delle rette generalmente più alto non solo della normale tassazione universitaria, ma anche delle spese generali mediamente effettuate dagli studenti per stabilirsi in una città universitaria per intraprendere gli studi. Rispetto ai maggiori casi esteri muta, quindi, il ruolo funzionale delle università telematiche, ma non mutano i metodi d’insegnamento, che anche nelle loro forme più efficaci non si sono mai mostrati capaci di raggiungere i risultati delle forme didattiche più tradizionali e affermate.

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L'autore: Andrea Mariuzzo

Piemontese per nascita e per inclinazione spirituale, ricercatore (precario) alla Scuola Normale di Pisa dopo esperienze in Francia, Inghilterra e USA, attualmente si occupa di storia delle istituzioni universitarie. Gestisce il blog "A mente fredda" su "Il Calibro".
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