Forse non tutti conoscono Francesco Boccia ma, oggi, il suo nome ha conquistato un posto di rilievo nelle cronache.
Il motivo è molto chiaro: il deputato del Pd ha pubblicato un documento scritto di suo pugno e firmato da alcuni parlamentari democratici considerati vicini a Enrico Letta, in cui accusa la classe dirigente del suo partito di immobilismo e conservatorismo (o di “vecchiezza”, per usare una parola del documento che suona come un marchio d’infamia).
Boccia, tra i più autorevoli nomi della corrente legata al Presidente del Consiglio, in sette pagine scritte in vista del congresso cerca di dare una scossa a tutto il partito ponendo in evidenza alcuni errori politici e comunicativi clamorosi. L’errore più grave? Puntare tutto sui capi corrente: “Ciascuno ha fatto la propria stagione e ha dato un contributo al Paese. Però si apre una fase nuova. C’è chi avrà il suo posto nel Pantheon del Pd, ma certo non si vive nel blasone dei capicorrente”.
Boccia ha una “buona” parola per tutti, non esita ad accusare i dirigenti del partito di immobilismo nei confronti della condanna a Berlusconi: “Questo immobilismo ha reso poco credibile un’intera generazione politica”. Non sono risparmiati nemmeno coloro che hanno permesso ai grillini di conquistare i voti degli operai: “Perché offrire a questi pezzi di società delle alternative che partono dalla difesa dello status quo (dai sindacati, a pezzi interi di politica spesso percepiti come “casta” e non come rappresentanti delle Istituzioni)?”.
Terminate, anzi, accantonate per un secondo le accuse, resta lo spazio per scrivere del futuro del partito e del Paese. Un Paese che, sotto la guida del PD, dovrà diventare riformista cercando di bilanciare i diritti e i doveri di ognuno nel nome di una vera meritocrazia per contrastare l’ingiustizia sociale e per migliorare il mercato del lavoro.
Nel documento Boccia si fa strenuo difensore di Letta e del suo operato: sorge il dubbio che possa non essere imparziale, vedendo che quasi tutto il mondo politico viene ricoperto di accuse, mentre il Presidente della Repubblica appare come il Santo che ha salvato l’Italia, affidando il governo ad Enrico Letta.
Si rischia ancora di più di pensar male leggendo il pensiero che la direttrice di YouDem.tv, Chiara Geloni, affida prontamente a Facebook: “Cose che non farò al congresso: non sosterrò documenti contro correnti e “vecchi dirigenti” firmati da gente che alle correnti e ai vecchi dirigenti deve tutto”.
Scorrendo il documento, inoltre, pare quasi che Boccia tenti di difendere la propria corrente aborrendo il correntismo interno al Pd. Sembra quasi un controsenso, finché poi si ripensa alle primarie per il candidato alla presidenza della regione Puglia. Nel 2005 e nel 2010 Boccia è stato l’unico serio avversario di Vendola: in entrambi i casi ne è uscito sconfitto e, a quanto pare, un po’ scottato.
Sarà vero che, come disse Andreotti, “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina”: eppure, se gli italiani si sono abituati a pensare male, la colpa è anche un po’ della politica (e, forse, anche un po’ di Andreotti).