Negli ultimi giorni i media sembrano essersi accorti di nuovo della sua esistenza, anche se in fondo non l’avevano mai rimosso: Gianfranco Rotondi, pidiellino intrinsecamente democristiano (a suo dire) ultimamente sforna dichiarazioni a pieno ritmo, il cui bersaglio ultimo sembra essere la tenuta del governo.
Dopo aver fatto cenno su Twitter a una cena che avrebbe incoronato il nuovo candidato di centrodestra alla Presidenza del Consiglio, con relativo mezzo passo indietro e mezzo passo avanti a favore di cronisti, oggi l’ex ministro se ne esce con una dichiarazione definitiva sul proprio destino, oltre che degli altri eletti del suo partito: “Far fuori Berlusconi dal Parlamento usando la sentenza di Esposito è più eversivo che arrestarlo. La nostra reazione non potrà che essere di decadere con lui dimettendoci dal Parlamento“.
Rotondi peraltro non si accontenta e, mentre torna di nuovo sull’affaire estivo della cena (“C’è stata una cena e chi doveva decidere ha deciso. Si tratta di un gruppo di persone che avanzerà una proposta a Berlusconi. Il leader è e resta lui, del suo successore parleremo fra 43 anni, dello sfidante di Renzi fra 3 settimane“), alza la posta sulla durata della legislatura.
Per lui, una volta caduto Letta – perché l’alleanza col Pd non durerebbe un minuto di più del mandato parlamentare di Berlusconi – ogni governo di scopo che venisse proposto o tentato dopo sarebbe né più né meno che “un golpe”. Linguaggio potente, quasi grillino, ma pur sempre meno immaginifico di quello della collega di partito Lara Comi, quasi bucolica: “Troppi esponenti del Pd in questi giorni si sono affannati ad anticipare le posizioni della giunta per le elezioni al Senato, senza soffermarsi un attimo a pensare che forse stavano esattamente come quel boscaiolo che taglia il ramo dell’albero sul quale è comodamente seduto”.
PITTELLA
Qualcuno nel Pd, dopo queste parole molto più simili a minacce, potrebbe cambiare idea e non votare per far decadere Berlusconi? Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento europeo e candidato alla segreteria del partito, è certo di no.
“L’interesse dell’Italia? Scrollarsi di dosso i problemi personali di Berlusconi. Il Pd comunque voterà la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi, respingendo con forza le minacce che vengono dal Pdl – spiega -. Non esistono condizioni per salvacondotti semplicemente perche’ tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, si chiamino questi Silvio Berlusconi, Pluto o Paperino”.
Secondo Pittella, tocca al Pdl decidere se “concorrere a far ripartire l’economia riducendo le tasse e pagando i crediti vantati dalle Pmi” oppure “affossare il governo facendo seguire alla fine politica del proprio leader il declino dell’Italia. In questo caso, il Pdl se ne assumerà ogni responsabilità davanti ai cittadini”.
Gabriele Maestri