OccupyPD: intervista a Elly Schlein

Pubblicato il 20 Agosto 2013 alle 18:10 Autore: Matteo Patané

Spesso per zittire le forme di opposizione interna le si taccia di essere forze unicamente distruttive, senza reali proposte di alternativa. Ecco, quali sono le vostre proposte per il partito? Come deve essere il PD secondo OccupyPD e con quali strumenti intendete raggiungere il vostro obiettivo?
OccupyPD è passato quasi subito dalla protesta (contro lo formazione del governassimo) alla proposta. È un’esigenza che abbiamo sentito già quando siamo andati a protestare davanti all’Assemblea Nazionale dell’11 maggio, in cui abbiamo portato 4 punti che abbiamo sottoposto all’Assemblea. Abbiamo chiesto un congresso aperto, vero, rifondativo. Perché quanto accaduto negli ultimi mesi ha minato alle radici l’identità di questo partito, e bisogna ridefinire le fondamenta di quel che ci tiene insieme. Abbiamo chiesto un partito che si apra alla società civile, che torni ad essere protagonista dei grandi movimenti di opinione e battaglie in difesa dei diritti, un luogo dove si possa sentire a casa tanto chi lotta contro le mafie, quanto chi ha si batte per uno sviluppo sostenibile. Perché in questi anni tutto il movimento che c’è stato (pensiamo a “Se non ora quando?”, pensiamo al “Popolo Viola”, pensiamo ai referendum su acqua e nucleare) è stato fuori dal PD?
A giugno abbiamo organizzato una giornata, a Bologna, che partiva proprio dall’esigenza di mettere insieme “102ideepercambiare il PD”. La nostra risposta ai 101. E “la rivoluzione parte dal metodo”, quindi per la giornata abbiamo utilizzato metodologie partecipative innovative e, anziché le classiche assemblee da cui non si riesce a trarre una sintesi, ci siamo messi attorno a dei tavoli di lavoro a chiederci come rendere effettivamente il partito più aperto, come ridare voce per davvero ad elettori ed iscritti, e come superare le dannate logiche correntizie che sono quelle che hanno condannato allo stallo il PD sino ad ora. Ne è emerso un documento che trovate su www.occupypd.it e che raccoglie le proposte emerse dalla giornata. Proposte che stiamo portando in giro, e che vogliamo lanciare all’interno di un dibattito congressuale ancora troppo schiacciato sui nomi e sulle squadre, e troppo lontano dai temi. Alcuni strumenti su come far incidere la volontà di elettori ed iscritti sulle scelte della dirigenza, ad esempio, sono già previsti a statuto, ma non sono mai stati attuati. Non molti sanno che l’art.27 prevede la possibilità di un referendum tra iscritti.

OccupyPD ha proposte solo legate al rinnovamento del partito o ha anche idee per il Paese?
Ad ora ci siamo occupati perlopiù del partito. Riformare profondamente questo PD, e dargli un senso che pare aver perduto sulla strada delle larghe intese, è il primo passo per poter offrire un cambiamento reale al Paese. Ovviamente abbiamo tutti delle idee per il Paese, su quali siano le priorità e i grandi temi da affrontare nella prospettiva di un cambiamento reale. C’è l’emergenza del lavoro, c’è il problema di un fisco che non funziona, c’è da affrontare il tema delle profonde diseguaglianze sociali che soffocano il Paese. C’è il ritardo enorme accumulato sul fronte dell’ambiente, del digitale e della cultura. Tutte cose che negli altri paesi europei danno lavoro, ma che qui vengono ignorate. Però come OccupyPD, a parte un costante e quotidiano confronto tra noi, non abbiamo elaborato proposte comuni; anche perché non avremo un candidato nostro al Congresso, e saranno i candidati a dover offrire una visione completa e concreta sul futuro del partito e del Paese. Le due cose sono strettamente connesse: noi non siamo “ossessionati dal PD”. Noi vogliamo cambiare il PD perché questo PD non è stato in grado di cambiare il Paese.

OccupyPD è indubbiamente un movimento in crescita: come hai già avuto modo di raccontare gli attestati di stima e di fiducia che state ricevendo si moltiplicano ogni giorno. Ritenete di aver già raggiunto la massa critica per cambiare veramente il PD? Ma soprattutto, in che modo intendete utilizzare il capitale umano e di fiducia che in questo momento avete in mano?
La nostra battaglia è sorta proprio sul presupposto che “siamo più di 101”. E ne abbiamo avuto conferma nei mesi successivi, nel confronto costante con elettori ed iscritti, delusi e arrabbiati come noi. Ma al contempo c’è una grandissima voglia di partecipare, ci sono persone che, mentre gli iscritti storici non rinnovano le tessere, stanno facendo ora la tessera per darci una mano nella battaglia di cambiamento. E lo fanno consapevoli che l’unico modo per cambiare davvero questo PD, e per mettere in minoranza chi ragiona come i 101, è travolgerli con un’ondata di partecipazione e di passione politica. E avremo l’occasione di farlo al congresso, dove le primarie devono essere aperte come sono sempre state. Noi avremo questo semplice ruolo: far capire ad elettori ed iscritti, soprattutto i tanti delusi, che c’è ancora speranza, che c’è una possibilità di cambiare tutto, e che ci riusciamo soltanto se tutti ci prendiamo la responsabilità di partecipare e costruire un’alternativa.

occupypd

Elly, è inevitabile che le vicende di OccupyPD si intreccino con quelle del prossimo congresso del PD. Ad oggi non risulta che il movimento abbia espresso un proprio candidato alla segreteria né che abbia deciso ufficialmente di appoggiare uno dei candidati già in lizza. Tu però sei apertamente schierata a favore di Pippo Civati. È un’idea personale oppure prelude ad una scelta dell’intero OccupyPD?
La mia è una scelta personale, abbiamo sempre detto che OccupyPD riunisce sensibilità diverse e non è detto che tutti voteremo lo stesso candidato. Certo, pare molto difficile che chi ha vissuto l’esperienza OccupyPD si metta a sostenere un candidato dietro cui si cela l’apparato, o dietro cui si celano i 101. Candidati fortemente alternativi ce ne sono già ufficialmente in campo, io sto con Civati, ma altri potrebbero ancora candidarsi e ognuno farà le sue valutazioni. So che moltissimi degli altri hanno già fatto la mia stessa scelta, non solo per la coerenza e la concretezza, ma anche per il semplice fatto che Civati queste cose le diceva da prima del disastro.

Civati non è il solo a chiedere un rinnovamento radicale del partito, e non è neppure l’esponente PD più in vista a caldeggiare le istanze di chi vuole un reset dell’attuale dirigenza. Quindi, perché Civati?
Per mille ragioni, senza nulla togliere ad altri interpreti del cambiamento. Perché Civati in questi ultimi anni ha dimostrato una coerenza che ormai è merce rara. Perché ha avuto il coraggio di fare le battaglie giuste, anche da solo, e di dire le cose come stavano anche quando ha significato inimicarsi la dirigenza del partito. Perché ha avuto la curiosità di interrogarsi a fondo sul fenomeno Grillo mentre gli altri l’hanno liquidato frettolosamente, col risultato che abbiamo visto a febbraio. Perché in questi anni ha girato tutto il territorio ed ha studiato, ha cercato di mettere in rete le intelligenze migliori sui vari settori, ha dedicato attenzione a tutti quei temi che per me dovrebbero essere al centro di un centrosinistra all’altezza del suo ruolo. E che invece abbiamo lasciato ad altri. E poi perché è in grado di parlare oltre i confini del PD, a tutti coloro che abbiamo perso per strada negli anni, che hanno smesso di votarci o di votare. E infine, perché solo Civati fa una cosa che mi sta particolarmente a cuore: propone l’inversione di quel modello deleterio dell’uomo solo al comando, che ha condannato il nostro Paese all’arretratezza. Propone una politica che torni ad essere partecipata, affollata, condivisa. Che solo così può produrre le soluzioni giuste per il Paese. “Mi chiedono chi c’è dietro di me,” ha detto lanciando la sua campagna a Reggio Emilia. “Nessuno. Ma vedo un sacco di gente davanti.” Questo è lo spirito giusto. Prima di guardare ai delusi di centrodestra, io voglio un segretario che sappia parlare ai delusi dal centrosinistra, che alle elezioni sono sempre di più.

Elly, ti ringraziamo per il tuo tempo e la tua disponibilità, e ti auguriamo ovviamente un grande in bocca al lupo per le tue battaglie. Speriamo di poterci risentire ancora nei prossimi mesi per avere una finestra aperta sul mondo di OccupyPD in vista delle prossime sfide che attendono il vostro movimento, il PD e l’intero Paese.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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