Zimbabwe uno sgarro all’Africa
Africa: compiuto l’ennesimo sgarro. E si è compiuto con la complicità dell’Africa stessa.
Sto parlando dello Zimbabwe dove la Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe, organismo che riunisce i paesi della regione, ha chiesto la revoca di tutte le sanzioni imposte al paese.
La richiesta, che è rivolta all’Onu, alla comunità europea e ad alcune nazioni come gli Stati Uniti, arriva dopo che le recenti elezioni sono state giudicate complessivamente corrette.
Quest’ultima consultazione, giudicata invece dall’opposizione una farsa, ha assegnato una netta vittoria, con il 61 per cento di consensi, all’eterno Robert Mugabe.
Lo sgarro, dicevo, si è compiuto con la complicità della stessa Africa che non solo con l’organizzazione regionale ha considerato valide le elezioni, ma lo ha fatto con l’intero continente riunito dell’organizzazione dell’Unione Africana che, attraverso i suoi osservatori, ha validato la consultazione.
Personalmente considero tutto questo uno sgarro, un comportamento che fa male al continente.
Mi spiego: ammesso (e non concesso) che la consultazione in Zimbabwe si sia svolta senza brogli che cosa c’è di positivo in un paese che elegge un uomo di novanta anni, che è al suo sesto mandato e che è al potere ininterrottamente dal 1980? Sarà il volere popolare?
Il problema è che l’Africa ha alla fine ceduto di fronte ad un personaggio che si impone con la forza e che ha appoggi interni e internazionali consistenti.
Internamente Mugabe può contare su un apparato repressivo spietato e su una cricca di militari che dietro la sua figura si sono enormemente arricchiti e godono di privilegi inauditi.
Sul piano internazionale L’inossidabile presidente ha saputo concedere lo sfruttamento delle grandi ricchezze minerarie e non solo alle cosiddette potenze emergenti, in primo luogo Russia e Cina che ovviamente lo sostengono.
Tra gli appoggi internazionali ci sono anche quelli che mi fanno dire che lo sgarro Zimbabwe si è compiuto con la complicità dell’Africa.
Mugabe intanto può contare sull’appoggio sudafricano.
Alcune importanti lobby della classe dirigente di quest’ultimo paese fanno affari con la cricca di generali che sostiene Mugabe e poi i leader di gran parte dei paesi del continente lo appoggiano perché è come sostenere se stessi: Denis Sassu Nguesso, Congo Brazzaville, al potere da 30 anni; Idris Deby Itno, Ciad, al potere da oltre venti anni; Isais Afworki, Eritrea, al potere da 25 anni; Yoweri Musseweni, Uganda, al potere da 30 anni; Eduardo Dos Santos, Angola, al potere da 30 anni….e si potrebbe continuare.
Bene, questi personaggi possono condannare Mugabe?
Possono rischiare che, dopo averlo condannato, il prossimo turno sia il loro? No, ovviamente. Ecco, allora la complicità dell’Africa.
Blog a cura di Raffaele Masto e della rivista “Africa, missione e cultura”