M5S: “Camere illegittime, voto o incarico a noi”

di-maio

Lasciate perdere per un attimo la polemica sulla seduta di oggi alla Camera. Per il M5S la questione è molto più delicata: sarebbe l’intero Parlamento ad essere al di fuori della legge.

Sembra essere questo, per lo meno, il succo dell’ultimo intervento del portavoce del MoVimento 5 Stelle al Senato, Nicola Morra, che ha affidato alla sua pagina Facebook il suo pensiero.

“Con un parlamento illegittimo – scrive – con pregiudicati che dettano l’agenda al presidente del consiglio, con questa gente che ha definito il semplice concetto di reddito di cittadinanza una ‘nozione divisiva’, non vogliamo avere a che fare“. Morra vede di pessimo occhio l’ipotesi che il governo Letta possa reggersi grazie all’apporto di una ventina di senatori pronti a uscire dal Pdl. “Le forze della conservazione provano disperatamente qualunque escamotage pur di salvarsi. Che si consegnino al passato, che accettino il giudizio degli elettori, il più presto possibile e senza procurare altri danni“.

Nicola Morra

L’alternativa ai “blocchi di potere e di privilegio, caste chiuse e monopolistiche, compattate dall’istinto di sopravvivenza e soltanto da quello” sarebbe comunque il M5S, che promuoverebbe “un’azione di governo che avrà i cittadini come destinatari fondamentali, mandando chiaramente le lobbies che finora hanno condizionato questi decenni funesti a …raccogliere mazzolini di violette nei prati inquinati dalle loro discariche, dai loro veleni. Magari sotto le ciminiere tossiche dell’Ilva”.

Certo, questo comporterebbe guidare l’esecutivo, cosa che ora non è. Ma da ieri i parlamentari legati a Beppe Grillo hanno ripreso a rivendicare il conferimento dell’incarico per formare il governo, vedendo l’opzione come conseguenza naturale qualora Letta dovesse fallire e, soprattutto, come unica alternativa alle elezioni.

Luigi Di Maio, vice presidente della Camera

Così, se ieri il primo a buttare sul tavolo la carta del governo era stato il predecessore di Morra, Vito Crimi, oggi va nella stessa direzione Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, proprio alla fine della seduta contestata.

“Se l’esecutivo di Letta non reggerà, confido che Napolitano farà la scelta saggia di far fare una nuova legge elettorale e poi sciogliere le Camere. Ma se non volesse percorrere questa strada – precisa Di Maio – noi siamo pronti a ricevere un mandato esplorativo per un nostro governo che innanzitutto restituisca la funzione legislativa al Parlamento e che trovi una maggioranza trasversale su cinque punti”, ossia la legge elettorale, il reddito di cittadinanza, l’abolizione dell’Irap, il conflitto di interessi e il taglio di alcune spese superflue come quelle per gli F35.

Realizzati quei punti, per Di Maio resterebbe solo il voto. Una sola ipotesi viene scartata: il reincarico a Letta o a un altro esponente democratico: “Sarebbe accanimento terapeutico da parte del Presidente della Repubblica, non si può continuare a considerare il Pd un solo partito”.