“Mi fido del fatto che il partito di Berlusconi assumerà le sue decisioni e si assumerà la responsabilità delle sue decisioni”. E’ il giudizio netto di Enrico Letta sul futuro del suo governo, la cui stabilità in queste settimane è messa a dura prova dal caso Berlusconi.
Intervistato dalla tv austriaca, il Presidente del Consiglio non ha dubbi nemmeno sull’atteggiamento del paese.
“Sono convinto che gli italiani sappiano i costi che avrebbe l’interruzione di un processo virtuoso che dà la possibilità di agganciare la ripresa: è a portata di mano, sarebbe un errore non coglierla”. Morale, se il governo cade (per mano del Pdl), tutto questo sfuma o rischia seriamente di farlo: “In Italia servono meno parole, più fatti, meno polemiche, più cose concrete e costruttive“.
Questa sorta di “celo-manca” è la ricetta per l’immediato futuro di Letta: l’ingrediente fondamentale sarebbe soprattutto “la stabilità politica perché il nostro paese ha vissuto troppa instabilità e troppe polemiche“. Anche per questo, interrogarsi sulla durata del governo sarebbe piuttosto inutile: “Il mio e’ un governo parlamentare di grande coalizione e deve la sua fiducia al presidente della Repubblica e al Parlamento – precisa Letta – e lavorerà finché avrà la fiducia del presidente della Repubblica e del Parlamento”. Niente di più, insomma, di quanto dice la Costituzione.
Letta viene sentito come capo del governo, ma anche come esponente Pd. Alla domanda sul comportamento dei senatori democratici in sede di voto sulla decadenza di Berlusconi, lui taglia corto, sia pure con fiducia: “Il Pd deciderà in Commissione, le decisioni che assumerà per quanto mi riguarda saranno le decisioni giuste“. Più in generale, sul caso Berlusconi per Letta “il Parlamento si pronuncerà applicando le leggi”, mentre glissa sulla questione della grazia: “Non sono il Presidente della Repubblica e non è in mio potere”.
In sintonia con Letta anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che oggi al Meeting di Rimini ha detto: “Una crisi? All’Italia non conviene”; echi del discorso del capo del governo si ritrovano anche in un intervento successivo di Schulz, quando ha sostenuto che “ogni politico deve scegliere tra gli interessi propri e quelli del proprio Paese” (un accenno neanche troppo velato a Silvio Berlusconi). Il tutto mentre il Pdl, soprattutto attraverso il senatore Lucio Malan, valuta l’opportunità di sottoporre (come?) al giudizio della Corte costituzionale le disposizioni della “legge Severino”, sospettate di illegittimità.
Gabriele Maestri