Gaetano Quagliariello e “le porte ad un nuovo fascismo”
Gaetano Quagliariello: “l’eventuale decadenza del Cavaliere aprirà le porte ad un nuovo fascismo”
Parole dure, taglienti e minacciose quelle pronunciate dal senatore nonché ministro per le Riforme Costituzionali del Pdl Quagliariello in un intervista rilasciata al Foglio di Giuliano Ferrara.
Il contesto è sempre lo stesso: il voto al senato che deciderà sulla decadenza elettorale di Silvio Berlusconi.
Il docente di storia Quagliariello ha sfoderato la propria natura per lanciare l’anatema del ritorno al clima fascista, puntando il dito contro possibili falchi tiratori del Pd pronti a votare contro il cavaliere, e venire meno all’alleanza che tiene in vita l’attuale governo Letta.
Quagliariello: “L’ultima volta in cui le parti in campo rifiutarono il coraggio di un alto compromesso, nel senso più nobile che in un Paese in crisi si possa attribuire a questo termine, quelle parti erano i socialisti e i popolari e si era agli inizi degli anni Venti del secolo scorso. Sappiamo com’è andata a finire”.
Un Quagliariello preoccupato dunque, speranzoso e augurante una svolta positiva che mantenga l’attuale accordo tra berlusconiani e Pd, che tenga ancora in vita questo governo.
Di contro votare favorevolmente la decadenza di Berlusconi scatenerebbe un‘implosione che non avrebbe solo effetti su un partito, il Pdl, ma addirittura sull’intero paese, chiosa il ministro Quagliariello, una visione che in realtà appare come “un ricatto” volto a scongiurare il pericolo che Berlusconi venga estromesso di fatto del suo ruolo istituzionale.
Un ricatto denunciato anche da Di Pietro, che da incallito antiberlusconiano scrive sul suo blog: ”Il copione di Berlusconi non cambia da venti anni a questa parte: piegare le istituzioni per i propri interessi e per salvarsi dai problemi giudiziari.”
Se il “plotone d’esecuzione” citato da Quagliariello “sparerà” sul condannato Berlusconi si conoscerà il 9 settembre, decisione figlia del rinvio deciso dalla Giunta per le Elezioni.
Per quella data la commissione ha annunciato una nuova riunione, con il senatore del Pdl Andrea Augello designato a relatore, e a cui spetterà il compito di proporre una soluzione ai colleghi.
Un calendario lungo che il Pdl cercherà di sfruttare al massimo, nel tentativo di prolungare la decisione almeno sino ad ottobre, quando verrà rimessa in discussione la sostenibilità del governo Letta e si sonderà il terreno per nuove elezioni con Berlusconi al solito posto di leader del centrodestra (come prospettato da Verdini del Pdl).
La legge anticorruzione Severino varata dal governo Monti è l’unico ostacolo al progetto pidiellino, una legge che di fatto taglia fuori Berlusconi dalla vita politica italiana in virtù della condanna superiore ai due anni.
Di contro nella disperazione più totale i pidiellini invocano l’impossibilità della retroattività di una legge varata dieci anni dopo il reato commesso dal Cavaliere.
L’unica reale via di uscita sembrerebbe essere il voto a sorpresa a cui potrebbe essere costretta la Giunta per le Elezioni.
Nella medesima giunta Berlusconi può contare su 8 suoi rappresentanti contro i 15 avversari. Una strategia che potrebbe generare situazioni imprevedibili e agghiaccianti, che trasformerebbero quel “plotone d’esecuzione” in una banda di musicisti volti a festeggiare la permanenza istituzionale del Cavaliere sulle note di “Meno male che Silvio c’è”.