Alle polemiche legate alla sentenza di Cassazione sul caso Berlusconi, si aggiunge ora la risposta durissima dell’Associazione nazionale magistrati, che reagisce al comportamento di alcune testate.
Una nota dell’Anm, infatti, denuncia “il susseguirsi di articoli di stampa e di servizi televisivi contenenti gravi offese a singoli magistrati e inaccettabili attacchi all’intero ordine giudiziario, giunti fino alla redazione di elenchi di magistrati, che evocano liste di proscrizione”.
Per l’associazione che riunisce gli appartenenti alla magistratura, sarebbe in atto una “strategia giornalistica che ricorre anche alla diffusione di notizie grottesche e ripropone argomenti vecchi e già ripetutamente smentiti”.
Si tratterebbe, in sostanza, di una “operazione strumentale, fondata sull’uso sistematico di argomenti falsi e gravemente diffamatori, volti a screditare la magistratura e l’operato di singoli magistrati, con una gravità e un’intensità tali da assumere le caratteristiche di un vero e proprio linciaggio mediatico“.
Nel frattempo, le parole di Berlusconi che suggerivano di trovare una soluzione al suo caso nella Costituzione e nel buon senso lasciano perplesso il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli. Egli ritiene astrattamente praticabili due percorsi, quello parlamentare di decisione sulla decadenza e quello presidenziale del provvedimento di clemenza. “Ma trovo difficile sia l’una che l’altra strada. La prima, in particolare, perche’ giudicare dei titoli di un parlamentare o della sua eleggibilita’ non e’ un atto arbitrario. L’altra perche’ grazia e commutazione della pena non cancellano la condanna e quindi non fanno venire meno l’ineleggibilita’ e la decadenza dalla funzione”.
Le norme sull’incandidabilità sarebbero poi irretroattive se considerate come norme penale; “Però ritenendo l’ineleggibilità una conseguenza immediata della legge e la decadenza un effetto che matura successivamente l’esito sarebbe il non potersi candidare a nuove elezioni“. Mirabelli ricorda che l’eventuale ricorso alla Consulta sulla stessa legge spetterebbe alla giunta delle elezioni come organo collegiale: “Tuttavia un organo del Parlamento dovrebbe comportarsi come un giudice e questo è piuttosto singolare. Semmai le Camere potrebbero superare questo ostacolo modificando la legge Severino o con una norma interpretativa, sebbene anche questa sia una strada un po’ barocca”.
Una sola cosa, per Mirabelli è da escludere: “Quel che non si puo’ fare – sottolinea con forza Mirabelli – è percorrere una strada che porti all’affermazione di un’immunità personale e che dica che il leader di una formazione politica è esente dall’esecuzione di una sentenza. E questo è indipendente dal numero di voti che quella formazione ha”.
Gabriele Maestri