Sembra davvero di giocare ad un videogame, di quelli che usano oggi, in Siria. Si combatte casa per casa, letteralmente porta per porta.
I vicoli e le strade non esistono più: ormai ci si muove tra barricate e cumuli di ciottoli. Una guerra senza fine, iniziata nel marzo 2011, che sta portando via anche le ultime speranze ai cittadini siriani.
I campi profughi sono stracolmi di donne e bambini a cui è stato sottratto qualunque futuro. “Mio fratello è stato ucciso e mia sorella è stata ferita alla testa” racconta Ahmed (14 anni) “siamo riusciti a portarli qui (campo profughi di Za’atari, ndr) con un’ambulanza. Abbiamo seppellito mio fratello e mia sorella sta ricevendo le cure per tornare di nuovo a camminare”, riporta Repubblica.
Orrore e sgomento si leggono negli occhi dei bambini che vorrebbero, come dice Ibrahim (9 anni), “tornare a scuola e giocare con i vecchi amici” o perlomeno vivere in terra di pace.
Nella mattinata di ieri, era arrivata la denuncia da parte delle forze anti-regime di uso di armi chimiche contro 1300 cittadini. Il video diffuso, mostra una lunga fila di lenzuoli bianchi e di bambini con difficoltà respiratorie e bava alla bocca. Un gas subdolo, il nervino: blocca il sistema nervoso, provoca soffocamento, vomito paralisi fino al decesso. Un crimine.
Pronta è arrivata anche la risposta dell’Onu, riunitosi al consiglio di sicurezza, e del suo segretario generale Ban Ki-moon: “Qualsiasi utilizzo di armi chimiche, e qualunque siano le circostanze, violerebbe il diritto internazionale. Un tale crimine contro l’umanità avrebbe gravi conseguenze per chi lo ha perpetrato. È una sfida grave per la comunità internazionale nella sua totalità-continua Ki-moon- e l’umanità che abbiamo in comune, e altrettanto che ciò sia avvenuto mentre la missione di esperti dell’Onu si trovava nel paese”.
Interviene oggi il Wall Street Journal, pronosticando la possibilità che gli Stati Uniti stiano valutando “le loro opzioni militari per un possibile attacco in Siria”. Anche il Presidente Obama ha rincarato la dose, invitando l’intelligence americana a saperne di più sulla questione non credendo in una semplice panzana da parte dei ribelli, come ha affermato il governo di Damasco.
Non si è fatta aspettare la risposta di Emma Bonino, ministro degli Esteri: “Riuscire a fare chiarezza è la cosa più importante, perché il regime e i russi danno un’altra versione, più o meno interessata”.
Mentre l’Ue e gli Usa si confrontano, studiano piani, patti e mosse diplomatiche dall’Unicef di Ginevra arriva un dato agghiacciante: il milionesimo bambino è fuggito dalla propria terra. E noi non siamo più capaci di indignarci.