Quei finanziamenti alla fondazione di Brunetta
Nelle ultime settimane il problema dell’“agibilità politica” di Silvio Berlusconi ha riempito (e continuerà a farlo) le colonne cartacee e digitali di tutte le testate nazionali. Ma da quando Renato Brunetta si è fatto largo tra le stanze di Montecitorio e all’interno del suo partito, ogni sua affermazione desta polemiche quotidiane tra l’opinione pubblica e di palazzo.
L’ultima vicenda che coinvolge direttamente il capogruppo Pdl alla Camera è però extraromana. Nell’amena cornice della costiera amalfitana, a Ravello (Salerno), ha sede l’omonima fondazione culturale, alla cui testa si trova proprio l’ex ministro della Funzione pubblica.
Tuttavia non è il solo esponente politico presente nel “consiglio generale d’indirizzo”: infatti basta dare un’occhiata al sito della Fondazione Ravello per notare che tutte le poltrone (ufficialmente “incarichi”) sono occupate da onorevoli e senatori (Edmondo Cirielli, Vincenzo Demasi, Adriano Bellacosa), da vecchi vertici di Confindustria (l’ex presidente Antonio D’Amato), ma anche da illustri nipoti (Giuseppe De Mita, erede di Ciriaco) e presidenti di società calcistiche (Aurelio De Laurentiis). Non mancano però noti esponenti del governo Letta, come il sottosegretario alla presidenza Filippo Patroni Griffi.
Ora, a parte i dubbi sui criteri di scelta utilizzati per nominare la rappresentanza di una fondazione culturale (chi tra i consiglieri è esperto di gestione dei beni culturali?) e sulla scelta di Brunetta in qualità di presidente (notoriamente veneziano e residente a Roma, cosa ci fa a capo di un istituto culturale campano?), l’opposizione di centrosinistra al Consiglio regionale della Campania ha denunciato un uso improprio dei fondi europei, quelli che la maggior parte delle regioni meridionali non spende per progetti mirati e d’interesse comune.
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