E’ passata meno di una settimana dall’intervista in cui la deputata Alessandra Moretti dava per molto probabile il sostegno a una nuova maggioranza coi democratici da parte di una trentina di senatori del MoVimento 5 Stelle “in sofferenza”, magari avallando un governo Letta bis. Il gruppo interessato aveva smentito, più di qualcuno nel Pd aveva mugugnato e la vicenda sembrava chiusa.
Qualcosa di vero, però, ci sarebbe, anche se i senatori disposti a soccorrere l’attuale inquilino di Palazzo Chigi potrebbero non essere per forza legati a Beppe Grillo: qualcuno sarebbe pronto a giurare che qualche scialuppa possa venire dal Pdl. Ed è quello che Alfano e (ovviamente) Berlusconi temono.
Lo avrebbe fatto chiaramente capire Pietro Salvatori sull’Huffington Post, subito dopo il vertice fiume di Arcore: le consuete fonti ben informate avrebbero raccontato che “Alfano avrebbe comunicato ai commensali che durante l’incontro di mercoledi, il presidente del Consiglio lo avrebbe avvertito di avere 20 carte coperte. Venti senatori – traducendo – disposti a salvare il governo per non portare il paese a elezioni. Non prima del 2015 almeno”.
Oggi, puntuale come una cartella esattoriale, è scattata la caccia ai possibili “transfughi”. Qualche nome – assicura sempre l’HuffPost – ci sarebbe già, pescato soprattutto tra senatori meridionali del Pdl. Uno potrebbe essere Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle politiche agricole (e già vicepresidente della regione Sicilia), che si sarebbe dichiarato indisposto a “vendere il nostro futuro a Santanché e compagni”. Siciliano come lui è Salvo Torrisi, pronto a sovrapporsi a Letta nel dire che “Aprire una crisi ora sarebbe un clamoroso errore nei confronti del Paese” e sostenendo che “Almeno la metà dei senatori, soprattutto del Sud, sono contrari alla crisi”.
Dalla Trinacria, peraltro, vengono anche altri due pidiellini che vedono vita per la legislatura anche dopo un’eventuale caduta di Letta e, soprattutto, sembrano schierati in completa opposizione ai “falchi”: si tratterebbe di Francesco Scoma (“Un governo si farà lo stesso, anche senza il Pdl, e a quel punto saranno altri partiti a imporre una legge elettorale con le preferenze. Voglio vedere come se la caveranno i falchi del mio partito…”) e Pippo Pagano (“Non è tempo di mostrare i muscoli, bisogna essere responsabili. In caso di fiducia, una soluzione va trovata nel partito, dobbiamo evitare le spaccature”).
Lo scenario di Naccarato
Le dichiarazioni più interessanti, però, vengono da Paolo Naccarato. Membro del gruppo Grandi autonomie e libertà, è entrato al Senato grazie a Giulio Tremonti, che lo ha fatto inserire (lui che è calabrese) nella lista della Lega della circoscrizione Lombardia. Ma soprattutto è stato il più stretto collaboratore di Francesco Cossiga, uno dei pochissimi a poter vantare nel suo armadio la mitica cravatta “dei Quattro Gatti”.
A Tommaso Labate del Corriere, dichiara espressamente: “Se Berlusconi provocasse la crisi, penso che al Senato verrà fuori una maggioranza silenziosa. E che il Cavaliere, in questo caso, avrebbe a che fare con molte sorprese e moltissime delusioni“. Compresa, probabilmente, la ventina di carte coperte su cui Letta dice di poter contare.
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Naccarato, peraltro, non crede che Berlusconi farà cadere Letta, aderendo all’ultima dottrina del maestro Cossiga (“In molti non hanno capito l’ultima metamorfosi di Berlusconi, ora pensa davvero al bene del paese”).
“Negli ultimi anni si è sempre fermato prima di scombinare il quadro politico – nota ancora nell’intervista al Corriere –. Se lo facesse questa volta, avrebbe amarissime sorprese a Palazzo Madama”.
Anche Letta, peraltro, potrebbe avere sorprese, chiaramente in negativo per lui. Basterebbe chiedere a Giuseppe Fioroni, da tempo dichiaratosi sostenitore di Letta, che teme che la presenza di Massimo D’Alema e Matteo Renzi possa far traballare l’esecutivo in carica più delle decisioni del Pdl; oppure si può dare retta a Sandro Gozi, deputato prodiano della prim’ora e sostenitore di Renzi, che auspica un dialogo con Sel e M5S e ritiene in quel caso del tutto improbabile che sia sempre Letta a guidare il nuovo governo.
Spazi perché possa concepirsi e partire un nuovo governo guidato dall’attuale Presidente del Consiglio (difficilmente potendo protrarsi la vita di quello in corso) sembrano esserci. Sarà poi il pallottoliere a dire se le carte coperte basteranno, quando ogni singolo voto dovrà avere un nome e una faccia.
Gabriele Maestri