La Borsa crolla e Berlusconi impone il silenzio stampa
“In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all’interno del Popolo della Libertà, che nasce come chiaro segnale di democrazia, viene sempre più spesso alimentato, forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa. Invito tutti a non fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua”. La nota porta la firma di Silvio Berlusconi, ma nessuno potrebbero obiettare che a scriverla potrebbe esser stata anche Piazza Affari.
Le nuvole che di ora in ora si addensano su Roma, in particolar modo su Palazzo Chigi, non fanno presagire nulla di buono e se n’è accorta anche la Borsa: l’instabilità di un governo sempre più in bilico e la possibilità mai così reale di uno strappo da parte di Berlusconi e dei suoi colleghi di partito non sembrano andare d’accordissimo con il listino azionario italiano. Dopo aver raccolto pochissimo durante la mattinata, Piazza Affari a metà seduta si conferma infatti peggior mercato europeo con il FTSE MIB che perde il 2,47% e con lo spread che registra un +4,54% toccando quota 248. Neanche a farlo apposta, il titolo Mediaset perde fino al 6,5% a 3,14 euro e viene sospeso per eccesso di ribasso. Male anche i bancari, tra cui Unicredit che perde oltre il 4,2% e Mediobanca (-3,1%).
Insomma, ci risiamo: la politica non dà garanzie, lo spettro delle elezioni torna a farsi vivo, le borse reagiscono, in malo modo. Proprio per questo il Cav, arbitro della lotta intestina al Pdl tra colombe e falchi, decide di darla vinta ai primi, almeno per un round: l’ordine tassativo è mantenere la calma senza scoprirsi, giocare di rimessa. E smentendo i contrasti, dare così respiro al turbinio di voci, indiscrezioni, retroscena che scuotono il governo, minandolo dall’interno, e il mercato. Berlusconi la vede così: “La passione e l’impegno generoso dei nostri dirigenti e dei nostri militanti, anche negli ultimi giorni, vengono riportati e descritti a tinte forti, quasi fossero sintomi di divisione e di contrasto”. Quindi stop a questa “manipolazione continua che alimenta le polemiche e nuoce a quella coesione interna, attorno ai nostri ideali e ai nostri valori, che è sempre stata ed è il tratto distintivo del nostro movimento”.
Alterazione della realtà o meno, l’ex Presidente del Consiglio è davanti ad un bivio, sempre lo stesso: attendere un segnale da Napolitano o da Letta e rimettersi al giudizio della Giunta delle elezioni del Senato, oppure rompere col Pd e andare incontro alla crisi di governo. Nel frattempo, le diverse anime del Pdl litigano, la borsa trema e imporre il silenzio stampa, questa volta, può davvero tornare utile.