Il bollo della discordia, tra Sicilia e Abruzzo
A volte su una norma piccola (che riguarda una cosa altrettanto piccola, come una marca da bollo) può scatenarsi una bufera politica clamorosa, specie se di mezzo ci sono 1,2 miliardi di euro e la ricostruzione di una zona gravemente colpita da un terremoto.
Capita, per dire, che la regione Sicilia giorni fa decida di impugnare davanti alla Corte costituzionale la legge nazionale che ha introdotto due mesi fa nuove imposte di bollo (in particolare l’articolo 7-bis, commi 3 e 5 del decreto-legge 26 aprile 2013 n. 43, introdotto in sede di conversione).
La decisione sarebbe maturata perché la disposizione “non prevede la destinazione per gli anni a seguire il 2019 delle imposte di bollo aggiuntive introdotte”.
Il fatto è che, almeno fino a quell’anno, la legge stabilisce che le nuove imposte di bollo vadano a finanziare la ricostruzione dell’Aquila dopo il sisma del 2009, per la quale erano stati stanziati 1,2 miliardi in sei anni. Apriti cielo e qualcuno apre subito il fuoco: provvede, in particolare, il coordinatore aquilano del Pdl Alfonso Magliocco, che parla di “atto vergognoso”.
“Secondo Crocetta, essendo l’aumento dell’imposta valido su tutto il territorio nazionale, tale surplus dovrebbe rimanere nelle casse della Regione Sicilia così come previsto dall’autonomia statutaria dell’ente e non può essere destinato alla ricostruzione dell’Aquila. Basta sciacallaggi. Crocetta vuole fare cassa sul terremoto dell’Aquila. Faccia retromarcia oppure devolva le risorse dei beni confiscati alla mafia!”.
Tempo un’oretta e arriva subito, piccata, la posizione di Massimo Cialente, sindaco Pd dell’Aquila: lo stesso che a metà agosto aveva lanciato l’allarme: “Con questo serrato ritmo di ricostruzione nel mese di settembre saranno finiti i fondi e tutto si bloccherà: il governo decida se L’Aquila va ricostruita o no”. Il primo cittadino apprende la reazione dell’esponente Pdl e le dà credito, non senza irritazione.
‘Magari le marche da bollo in Sicilia resteranno con il vecchio regime, ma non possono pensare di rimediare a decenni di malgoverno con i soldi del terremoto dell’Aquila – ha dichiarato oggi Cialente -. Telefonerò al presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, perché voglio capire che cosa è successo. Non credo che la Regione Sicilia abbia qualcosa contro L’Aquila, se non vuole la Sicilia non prenderà quell’aumento sulle marche, ma non è che può pensare di farsi i soldi alle nostre spalle”.
Per la versione della giunta Crocetta occorre aspettare una decina di minuti, anche meno: a sentire l’assessore all’economia Luca Bianchi sarebbe tutto un equivoco. “La Regione siciliana ha impugnato il provvedimento sull’aumento dell’imposta di bollo da devolvere per il sisma dell’Aquila, perché il decreto sulle emergenze non prevede limiti temporali al provvedimento. Fino a tutto il 2018 nessuno mette in discussione la norma; la questione da noi posta riguarda la destinazione dell’aumento dell’imposta a partire dal 2019″.
La giunta si dice disponibile a rinunciare all’impugnazione della legge “qualora l’esecutivo provveda a porre una data al provvedimento. La solidarietà della Sicilia nei confronti della popolazione aquilana non è mai stata in discussione. Il nostro ricorso si basa su una questione squisitamente tecnica”. Tutto è bene quel che finisce bene: chiarito che nessuno tocca i soldi per la ricostruzione, sono tutti contenti.
Gabriele Maestri