Siria. USA “Attacco chimico è un’offesa all’umanità”. Emma Bonino “nessun attacco senza mandato ONU”.
Stati Uniti e Gran Bretagna sembrano essere arrivati al limite della sopportazione per la lunga guerra civile in Siria dopo gli avvenimenti del 21 agosto quando sono stati usate armi chimiche. Palazzo Chigi: “superato punto di non ritorno”.
Tutti gli elementi parlano degli Stati Uniti come pronti ad intervenire nella guerra civile in Siria, che dura ormai da 29 mesi.
La guerra civile, che vede una nutrita fazione di ribelli contro il regime di Bashar Al-Assad, dittatore del Paese, sta diventando sempre più cruenta e, come testimoniano le immagini fornite dai ribelli, hanno ‘costretto’ le autorità siriane ad usare armi chimiche.
“L’abuso di armi chimiche è un offesa all’umanità e dovrebbe scuotere le coscienze di tutta la comunità internazionale”.
Sono le parole di John Kerry, segretario di stato degli Usa in relazione alla questione siriana. “Sono state usate armi chimiche su larga scala, anche su civili, e questa cosa offende l’umanità”. Per il capo della diplomazia americana ci sono pochi dubbi sul mandante e l’esecutore del terribile attacco: “l’attacco è stato fatto dagli uomini di Assad, ci sono ben pochi dubbi”.
Secondo indiscrezioni pubblicate dal Washington Post e dal New York Times, il pentagono sta escogitando una missione lampo contro la Siria, che dovrebbe durare meno di una settimana, limitandosi a colpire con missili cruise obbiettivi strategici e militari siriani dalle navi stanziate nel mediterraneo.
L’operazione, come descrivono i giornali statunitensi, non dovrebbe portare ad un’invasione, almeno nell’idea originale. Oltre Kerry parla anche il portavoce della Casa Bianca, che riporta la preoccupazione di Obama per la questione siriana.
L’evolversi della questione siriana ha spinto il governo americano a cancellare l’incontro con la Russia in Olanda proprio in merito alla situazione siriana.
L’incontro doveva essere da input alla convocazione di una grande conferenza internazionale per la risoluzione della crisi siriana, ma gli Stati Uniti hanno cancellato l’incontro, probabilmente per studiare più da vicino i dettagli per l’attacco a Damasco.
Per l’annullamento, però, si dicono molto rammaricate e deluse le autorità russe, che credevano nella conferenza per una soluzione pacifica. “Gli Stati Uniti non abbandonano la strada di una risoluzione pacifica della crisi siriana, e sarà premura del governo degli USA procedere alla riorganizzazione del vertice con la Russia” fa sapere il presidente Obama, particolarmente allarmato dopo gli spari sul convoglio ONU che si avvicinava al luogo dell’attacco per l’ispezione.
Il sentore di un imminente attacco alla Siria, però, ha scatenato le reazioni dei Paesi mediorientali. Khalaf Al-Muftah, esponente del regime di Damasco, afferma che ogni tentativo di attacco vedrà una risposta forte della Siria. “Per ogni attacco occidentale sarà considerato come mandante Israele, su cui sono puntate le nostre armi strategiche”.
Benyamin Netanyahu, che più volte durante la guerra civile ha lanciato missili sul territorio siriano, non si dice spaventato, affermando che “Israele è in grado di difendersi”. Minacce agli USA anche dall’ambasciata iraniana in Siria, che afferma che un attacco americano sarebbe inaccettabile e scatenerebbe le reazioni di Teheran. “Gli americani evitino di attaccare la Siria per non trasformare il Paese in un nuovo Iraq o Afghanistan. L’America eviti di fallire, come in tutte le guerre dopo il Vietnam”.
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Reazioni arrivano anche dall’Italia, dove il ministro degli esteri, Emma Bonino, in un’intervista a Radio Radicale fa eco alle parole provenienti dagli USA, affermando che la situazione è ormai insostenibile ed inaccettabile.
Tuttavia il responsabile della Farnesina è chiaro sulle modalità di intervento: “non è accettabile una condotta come nel Kosovo, per attaccare la Siria è indispensabile il mandato dell’ONU”.
Ferma condanna anche da Palazzo Chigi, dove con una nota si afferma che è stato superato il “punto di non ritorno”, segnalando un imminente raffreddamento delle relazioni diplomatiche con Damasco nei prossimi giorni.